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Il Mali ha rotto definitivamente gli accordi con i colonizzatori francesi

Per il Mali la settimana appena cominciata ha confermato quello che già da tempo era nell’aria: la giunta militare a capo del Paese ha annunciato la fine degli accordi militari presi con la Francia [1] nel 2014. Stipulati con l’intento di combattere il terrorismo jihadista nella zona, i patti – avviati sotto la presidenza Hollande – includevano l’intervento dell’esercito francese per addestrare e assistere le forze militari del Mali.

“Il governo della Repubblica del Mali ha deciso di denunciare (e rinunciare) in primo luogo, il trattato di cooperazione in materia di difesa del 16 luglio 2014. E in secondo luogo e con effetto immediato, l’accordo del 7 e 8 marzo 2013, che determina lo statuto del distaccamento francese della forza Barkhane, e il protocollo aggiuntivo del 6 e 10 marzo 2020, che determina lo statuto dei distaccamenti stranieri della forza Takuba”, ha dichiarato il colonnello Abdoullaye Maiga, portavoce della Giunta.

Perché la decisione di interrompere il legame militare non è stata una sorpresa?

In realtà il fatto che tra Francia e Mali le cose non andassero più bene, era ormai chiaro da molti mesi. L’esercito di Macron aveva già iniziato a lasciare il Paese a inizio febbraio, dopo la decisione presa nel giugno del 2021, quando il Presidente aveva annunciato la fine delle operazioni “Barkhane” e “Takuba”.

Secondo Macron erano venute a mancare le condizioni per proseguire l’accordo. Anche per il Governo maliano qualcosa andava cambiato: a suo dire i patti erano ormai squilibrati e non paritari e le violazioni della sovranità nazionale estremamente frequenti.

Il declino dei rapporti tra i due paesi era comunque già iniziato tempo prima, dopo i due colpi di stato: rispettivamente quelli del 2020 e del 2021. Entrambi guidati dal colonnello Assimi Goïta, hanno incrinato in maniera definitiva i patti fino a quel momento esistenti. C’entra però anche la Russia. La Francia ha più volte lamentato di un eccessivo avvicinamento del paese africano a Putin e al gruppo Wagner, mercenari russi che tecnicamente a partire da dicembre hanno preso il posto di quelli occidentali sul territorio.

C’entra anche, però, una certa insoddisfazione nei confronti della Francia, che di fatto era ed è rimasta nel ruolo di colonizzatrice. La giunta militare ha infatti più volte contestato l’atteggiamento delle forze francesi, accusate di non coinvolgere il Mali nelle decisioni che invece riguardavano proprio il paese. Sarebbe “l’atteggiamento unilaterale del partner francese, che ha deciso il 3 e il 7 giugno 2021, senza consultare il Mali, di sospendere le operazioni congiunte con le forze armate maliane e porre fine all’operazione Barkhane” che avrebbe portato ad una rottura definitiva dei rapporti. E qualcuno se n’era accorto anche dall’altra parte. L’ex-ministro della Difesa francese Hervé Morin aveva ribadito che “siamo arrivati per combattere il terrorismo e ricostruire uno stato su un accordo politico e sembriamo sempre più una forza di occupazione”.

La decisione del Mali pesa – e non poco – sulla Francia, così come in generale tutto l’andamento di una missione militare – una delle più lunghe tra l’altro – che in sostanza ha tendenzialmente creato più danni anziché porre rimedio. Con l’abbandono del Mali, il paese perde infatti una delle regioni strategicamente più importanti per Parigi nel territorio africano.

Quindi non ci saranno più forze occidentali nel paese? Diciamo di no. L’attuale contingente militare francese presente in Mali (circa 4.300 soldati dispiegati nel Sahel, di cui 2.400 nel solo Mali), si sposterà nei paesi vicini. [2]

Un bel cambiamento visto che le truppe francesi erano in Mali dal 2013. [3] Inizialmente su richiesta del governo locale, che si rivolse a Parigi, per contrastare i ribelli Tuareg e i gruppi armati legati ad al-Qaeda che, dopo aver conquistato le regioni del nord, stavano marciando sulla capitale Bamako. Dopo un primo intervento, la Francia poi con il supporto di altri paesi decise quindi di ampliare l’aiuto militare dando il via all’operazione Barkhane.

Composta da oltre 5.000 soldati, Barkhane aveva il compito di riportare stabilità non solo in Mali ma in tutta la regione del Sahel. Agli sforzi francesi in Mali si unirono anche le Nazioni Unite con l’operazione MINUSMA e l’invio di oltre 12.000 caschi blu. Ma negli anni nel paese si è assistito alla progressiva crescita dei gruppi fondamentalisti: sono stati diversi in questi anni gli attacchi in Mali da parte di organizzazioni terroristiche legate allo Stato Islamico e ad Al Qaeda. Simbolo che, nonostante la presenza massiccia di truppe, le missioni delle potenze europee e internazionali hanno fatto acqua da tutte le parti.

[di Gloria Ferrari]