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L’uso politico del 25 aprile e l’ipocrisia delle parole di Mattarella

Resistenti sono tutti coloro che «con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha così argomentato il senso attuale delle celebrazioni del 25 aprile nell’anniversario della Liberazione. Bene, benissimo. Era ora che l’Italia decidesse di schierarsi con decisione dalla parte di tutti quei popoli oppressi che in giro per il mondo lottano per liberarsi da un’occupazione straniera. Tutti significa tutti, giusto?

Quindi, con lo stesso ardore con il quale si supporta e si arma la lotta ucraina contro l’invasione straniera, ci apprestiamo a supportare la lotta dei palestinesi, che dal 1948 aspettano di vedersi riconosciuti come Stato indipendente, che subiscono da parte di Israele una occupazione straniera evidentemente «frutto dell’arbitrio e contraria al diritto», considerando che è stata dichiarata illegale da molteplici risoluzioni dell’Onu [1], nonché giudicata discriminatoria e violenta al pari dell’apartheid [2] dalle organizzazioni per i diritti umani. Allo stesso modo manderemo finalmente armi per difendersi ai curdi che, dopo essere morti al posto nostro per difendere il mondo dai terroristi dell’Isis, sono stati di nuovo abbandonati alle bombe della Turchia [3], membro della NATO e quindi alleato nostro. Manderemo, probabilmente, armi anche al governo della Siria, sul cui suolo americani, turchi, russi e israeliani giocano da oltre dieci anni un indecente risiko sulla pelle di milioni di civili, e se non è questa una «invasione straniera» non si capisce cosa possa esserlo.

Naturalmente non sarà così. Il Mattarella che sposa con vigore l’analogia tra la lotta Partigiana e quella ucraina è lo stesso presidente della Repubblica che il 2 novembre 2016 [4], in visita a Gerusalemme, definiva Israele (che appena due anni prima aveva massacrato a forza di bombe oltre millequattrocento civili a Gaza con l’operazione “Margine di protezione”) un paese con il quale l’Italia ha affinità totali «sul piano dei valori e della democrazia». È lo stesso che il 5 febbraio 2018 [5] riceveva il presidente turco Erdogan con grande cortesia, e senza sollevare alcun appunto sul diritto all’autodeterminazione della nazione curda.

E quindi quella che emerge indiscutibile è l’ipocrisia delle parole dette dal presidente in questo 25 aprile. Perché per leggerne il reale significato manca evidentemente un pezzo, non detto: resistenti sono tutti coloro che «con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera»… purché l’invasore non sia un nostro alleato. Se la condizione è assolta si diventa di diritto partigiani per la libertà, anche se si è miliziani neonazisti del battaglione Azov [6], in alternativa si continua ad essere considerati banditi e terroristi, gli stessi termini con i quali nazisti e fascisti definivano i partigiani che liberarono l’Italia il 25 aprile 1945.

[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]