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Il Comune di Torino non potrà più iscrivere all’anagrafe i figli delle coppie gay

Il Comune di Torino ha deciso di sospendere la registrazione presso l’Anagrafe dei figli delle famiglie omosessuali. Il sindaco Stefano Lo Russo dichiara di essersi trovato costretto al provvedimento dopo aver ricevuto una nota del Viminale, che specifica come il primo cittadino debba attenersi alla normativa nazionale, la quale non prevede la possibilità di agire in tal senso. Il capoluogo torinese nel 2018 era diventato il primo comune d’Italia ad agire in questo senso e nei quattro anni di amministrazione della sindaca Appendino aveva concesso la registrazione a 79 bambini figli di coppie dello stesso sesso.

Il sindaco Lo Russo si dice «amareggiato» dalla scelta che si è trovato a dover mettere in campo: su indicazione del Viminale, difatti, il Comune di Torino non sarà più autorizzato a permettere l’iscrizione all’Anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso. Il prefetto, in qualità di rappresentante del Governo, avrebbe infatti inoltrato una lettera al primo cittadino torinese nel quale gli viene ricordato il dovere di agire «come ufficiale di governo e non come titolare di potere proprio» e di «attenersi al dispositivo di legge», che al momento in Italia non permette la registrazione dei figli di coppie omosessuali all’Anagrafe. La legislazione italiana prevede infatti che negli atti di nascita siano indicati solamente il padre o la madre, senza eccezioni alla regola. Inoltre la legge 40 [1] sulla procreazione assistita consentirebbe la fecondazione con donazione da individui esterni solamente a coppie eterosessuali.

La questione, lungi dal collocarsi su di un piano meramente legale e burocratico si colloca più che altro sul piano politico. Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, si dice contenta che sia terminato quello che definisce un «provvedimento capriccio» per il quale Appendino e Lo Russo dovrebbero scusarsi, mentre l’ex candidato di centro-destra Paolo Damilano, in accordo con PD e Movimento 5 Stelle, avvierà a Bruxelles una interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento della Commissione europea e la definizione di una legge che regolamenti la materia.

In Europa recentemente si sono fatti alcuni importanti passi [2] per quanto riguarda i diritti delle coppie omosessuali: nel dicembre dello scorso anno, infatti, la Corte di Giustizia europea ne aveva riconosciuto il diritto di costituire, insieme ai propri figli, un nucleo familiare in tutti gli Stati dell’Unione. L’Italia tuttavia non ne ha ancora recepito l’orientamento. L’amministrazione torinese tuttavia non intende fermarsi. Il sindaco Lo Russo si è detto pronto a portare avanti la battaglia a livello politico affinché venga varata una nuova legge, mentre l’assessore ai Diritti Jacopo Rosatelli ha programmato per venerdì prossimo un incontro con le associazioni afferenti al Torino Pride, al fine di concordare passi comuni.

[di Valeria Casolaro]