- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

In Corsica non si ferma la rivolta degli indipendentisti

In Corsica va avanti da ormai due settimane una violenta rivolta nei confronti delle istituzioni francesi, alimentata da un mai assopito spirito separatista all’interno della regione. Le proteste corse sono una conseguenza di quanto avvenuto [1] il 2 marzo scorso all’interno della prigione di Arles, quando l’indipendentista Yvan Colonna sarebbe stato aggredito da un altro detenuto finendo, dopo otto minuti di strangolamento, in coma. Questa ricostruzione non ha però convinto la popolazione, che così è scesa in strada per manifestare il proprio dissenso, accusando Parigi di essere responsabile del tentativo di omicidio del simbolo del movimento indipendentista.

A Calvi, in centinaia si sono riuniti nei pressi della sottoprefettura, lanciando diverse molotov sull’istituto, mentre ad Ajaccio un gruppo di manifestanti ha cercato di entrare nel Palazzo di Giustizia, provocando un incendio al suo interno. Domenica 13 marzo la protesta a Bastia è sfociata in “guerriglia urbana”, con tanto di lancio di molotov verso la prefettura e un bilancio di 67 feriti, tra cui 44 agenti delle forze dell’ordine. Per cercare una soluzione agli scontri, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, si è recato questa settimana in Corsica, con l’obiettivo di, si legge in una nota, “aprire un ciclo di discussioni con i rappresentanti e le forze vive dell’isola”, provando così a dare risposta alle “richieste dei rappresentanti corsi sul futuro istituzionale, economico, sociale o culturale” della regione, soprattutto “a quelle del presidente del Consiglio esecutivo, Gilles Simeoni”, un ex indipendentista eletto rappresentante dell’isola che chiede lo statuto speciale autonomo. Intanto, su Twitter il collettivo separatista Ghjuventù Libera ha sottolineato [5], in vista della manifestazione di Bastia, le rivendicazioni dei manifestanti: verità sul tentato assassinio di Colonna, il rilascio di tutti i prigionieri politici e l’avvio di un processo di riconoscimento del popolo corso, affermando che le proteste continueranno fino al loro ottenimento.

[Di Salvatore Toscano]