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Diritto alla casa contro Airbnb: la proposta di legge dei cittadini veneziani

Il 6 marzo verrà presentata una proposta di legge [1] che possa finalmente salvaguardare il diritto all’abitare, riequilibrando il mercato immobiliare. Le amministrazioni locali si sono trovate disarmate quando, soprattutto nei comuni ad alta tensione abitativa, gli affitti brevi sono aumentati in maniera esponenziale. La conseguenza è stata un’ovvia crescita dei canoni mensili e sono state riscontrare difficoltà sempre maggiori a trovare abitazioni dove risiedere. Allora, a partire dalla mobilitazione nella città di Venezia [2], comitati e associazioni hanno ora intenzione di agire a livello nazionale per proporre un iter legislativo volto a difendere e regolamentare la residenzialità. L’obiettivo principale è quello di arrivare a un equilibrio tra l’incontrollata diffusione delle locazioni brevi turistiche e il diritto all’abitare, venuto meno quasi completamente per un vuoto normativo esistente in tutta la Penisola.

Motivo per cui c’è la volontà di creare uno strumento efficace per ridisegnare e finalmente moderare gli effetti dell’improvviso boom delle locazioni brevi turistiche, che ha avuto conseguenze importanti sul mercato immobiliare, pesando non poco ai residenti. Anche a causa della diffusione di appositi siti [3], in molti hanno optato per rendere case di proprietà abitazioni praticamente solo ricettive, rendendo quasi impossibile trovare alloggi a prezzi accessibili. Una situazione che è letteralmente sfuggita di mano alle amministrazioni italiane e dove si sente la mancanza di un’azione legislativa volta a tutelare il sacrosanto diritto alla casa. In Italia manca una reale regolamentazione del fenomeno, eppure non è impossibile prendere provvedimenti, tanto a livello statale quanto cittadino. Basti guardare altri Paesi in Europa, come la Francia o l’Olanda [4]. Un’azione simile c’era stata con la proposta di un emendamento al “Decreto Milleproroghe”. L’emendamento, che risale al 2020, è però stato bocciato. Rimane comunque l’esigenza di avere giusti strumenti per controllare e ridisegnare il rapporto tra residenzialità ed economia turistica, altrimenti continuerà a verificarsi quel che poi ha portato all’urgente dialogo e necessaria azione a Venezia.

Per riportare alcuni dati dell’Osservatorio Civico sulla casa e la residenza – Venezia [5] (OCIO), a Venezia su 76.347 posti letto totali, circa 26.793 sono per locazioni turistiche (novembre 2021 settore alberghiero ed extra-alberghiero). Seguendo poi i dati della Regione Veneto, gli alloggi privati costituiscono il 92% delle strutture ricettive della Venezia insulare. Nonostante abbiano una capacità di accoglienza inferiore a un albergo, gli alloggi di privati adibiti per i turisti coprono la maggior parte dei posti letto dell’offerta ricettiva complessiva (ovvero il 56%). Il problema è che in Italia la locazione breve non è considerata una vera struttura ricettiva, anche se costituisce parte dell’offerta ricettiva del territorio ed è chiaro quanto ormai sia centrale nell’ospitalità turistica. Ecco come la nuova proposta di legge cerchi di “Colmare un vuoto normativo con una regolamentazione nazionale”, cosicché ci siano i giusti modi per arrivare a un rapporto equo e bilanciato tra casa, città e turismo.  [6]

[di Francesca Naima]