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Roberto Speranza, unico in Europa, vuole continuare con il green pass a oltranza

Dal Regno Unito alla Svizzera, passando per Austria, Irlanda e Danimarca, praticamente tutti i ministri della Salute dell’Unione hanno già eliminato il grosso delle restizioni nonché l’uso del green pass e degli obblighi vaccinali, oppure – quelli più prudenti – hanno stilato calendari precisi di fuoriuscita dall’emergenza sanitaria, come nel caso della Finlandia [1]. Ad oggi si registra in Europa un solo ministro della Salute che pare intenzionato a continuare sulla strada delle restrizioni, degli obblighi e della certificazione verde senza nemmeno immaginare una fine dell’emergenza, quello italiano. Roberto Speranza è tornato a farsi vivo sul tema annunciando [2]: «Il Green pass è stato ed è un pezzo fondamentale della nostra strategia. Le mascherine al chiuso sono ancora importanti: non riesco a vedere un momento X in cui il virus non esiste più e cancelliamo insieme tutti gli strumenti. È ovvio che misure del genere devono avere una temporaneità, ma dire ora – con sessantamila casi al giorno – che l’impalcatura va smantellata, beh, penso sia un errore». In buona sostanza, mentre in tutta Europa si dice «Il virus non scomparirà, quindi dobbiamo accettare di conviverci e tornare alla normalità», Speranza partendo dalle stesse considerazioni arriva, unico, alla conclusione opposta: Il virus non scomparirà, quindi dobbiamo mantenere le restrizioni alla libertà a oltranza.

«Con un Green Pass solido abbiamo piegato l’ondata senza chiusure generalizzate», ha affermato nella stessa intervista, rilasciata a La Repubblica, il ministro della Salute, dimostrando ancora una volta di non considerare i dati provenienti da altri Paesi che il green pass hanno scelto di non adottarlo neppure e ciononostante hanno registrato curve di contagio, ricoveri e decessi non solo analoghi, ma addirittura migliori rispetto all’Italia, come nel caso della Spagna [3]. Nessuna valutazione nemmeno sui dati provenienti dal Regno Unito: per mesi la narrazione governativa italiana ha dipinto come “irresponsabile” la linea tenuta dal premier Boris Johnson, giudicando affrettate le riaperture inglesi e l’abbandono della certificazione sanitaria. Invece oltre Manica sta succedendo l’esatto opposto, e pochi giorni fa l’Office for National Statistics ha reso noto [4] che la mortalità generale è addirittura scesa a livelli più bassi rispetto all’epoca pre-pandemica. Solo tre giorni fa, il 18 febbraio, Israele – paese che per primo al mondo introdusse le restrizioni – ha annunciato [5] l’abolizione immediata del green pass. Il governo, dopo mesi di utilizzo, lo ha bocciato giudicandolo [6], senza mezzi termini, misura «priva di logica medica ed epidemiologica».

Sfugge quindi quali siano le evidenze sanitarie e statistiche attraverso le quali il ministro della Salute italiano voglia giustificare il mantenimento della certificazione verde ad oltranza, anche oltre la fine dell’emergenza. Anzi, ogni scarna giustificazione addotta nelle interviste a mezzi di stampa al solito compiacenti e non inclini a porre vere domande, è in verità smentita dai fatti e dalla semplice comparazione con quanto avviene negli altri Paesi europei. Ma a Roberto Speranza questo non sembra interessare.