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Proroga dello stato di emergenza: il Governo pone l’ennesima fiducia

Mentre in tutti i Paesi europei si marcia a tappe forzate verso la fine di tutte le restrizioni il Parlamento italiano si appresta a ratificare lo stato di emergenza fino al 31 marzo. Nella seduta della Camera dei deputati di martedì 15 febbraio [1] il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico d’Incà, ha posto la questione di fiducia sul disegno di legge che dovrà convertire e approvare il decreto 24 dicembre 2021 n. 221 [2] recante proroga dello stato di emergenza nazionale fino al 31 marzo 2022 [3]. Il testo è già stato approvato dal Senato e il via libera della Camera dovrebbe arrivare, senza possibilità di presentare emendamenti, nella giornata odierna, quando i deputati voteranno la fiducia a partire dalle 18:20.

La questione di fiducia è diventata negli ultimi tempi un’abitudine [4], tollerata sì dalla Costituzione ma in particolari ed eccezionali casi, visto che con questo istituto il Parlamento viene limitato nelle proprie funzioni e può soltanto esprimersi o a favore di un provvedimento o, pena le dimissioni del Governo, a suo sfavore. Si tratta di una tendenza emersa in modo particolare con i primi Governi tecnici del nuovo millennio ed esplosa durante la pandemia: prima i due esecutivi guidati da Giuseppe Conte e ora il Governo Draghi [5], che ha infranto ogni record in materia di questione di fiducia e di “eccezionalità”. Dal suo insediamento a febbraio 2021, fino all’ottobre dello stesso anno, l’esecutivo guidato dall’ex banchiere centrale europeo ha proposto in media 4,2 decreti-legge ogni mese, staccando il Conte II (3,18). Allo stesso tempo ha fatto ricorso all’istituto della fiducia 26 volte, in media tre volte al mese.