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California: una grande foresta di sequoie è stata restituita ai nativi

La Save the Redwoods League ha restituito [1] la tutela di una foresta di sequoie a una coalizione di tribù native. L’area in questione, conosciuta col nome di Andersonia West e situata nella contea di Mendocino in California, è stata acquistata nel luglio del 2020  dall’organizzazione no profit, la quale si dedica alla conservazione delle sequoie, grazie a una serie di donazioni. Solo qualche giorno fa è stato annunciato il trasferimento di proprietà al Concilio Intertribale della Sinkyone Wilderness [2], una confederazione di dieci tribù i cui antenati hanno abitato pacificamente nelle foreste per secoli, fino alla seconda metà del 1700 quando l’uomo bianco, per conquistare terre e fondare città, ha portato violenza, ucciso animali e sfruttato senza limiti le risorse minerarie e naturali del posto.

Da adesso in poi, gli indigeni saranno i responsabili della salvaguardia della foresta ceduta. Questa, grande 211 ettari, è stata ribattezzata Tc’ih-Léh-Dûñ [3] – nella lingua Sinkyone significa “parco per i pesci” – non solo in segno di emancipazione e resilienza indigena, ma anche per identificare l’area come luogo sacro, intrinseco della storia dei nativi. La foresta è un vero e proprio tesoro di biodiversità pullulante di alberi secolari, laghi, fiumi e alcune specie in via di estinzione, come il gufo maculato, la trota iridea, il salmone Coho, l’urietta marmorizzata (uccello marino) e la rana dalle zampe gialle.

Tc’ih-Léh-Dûñ rappresenta la seconda donazione da parte di Save the Redwoods League al Concilio Intertribale. La prima risale al 2021 e comprende la Four Corners [4], una foresta di sequoie grande quanto 125 campi da calcio, situata a poche ore a nord di San Francisco. La decisione di cedere ettari di foreste alle nuove generazioni autoctone, si rifà al movimento che sta prendendo piede negli Stati Uniti “Land Back” [5], il quale evoca la restituzione delle terre ai discendenti delle tribù indigene che, per millenni, le hanno abitate. Questi, infatti, come rivelato [6] da un recente report [7] della FAO, sono i migliori custodi dei questi luoghi, poiché possiedono una solida esperienza nella salvaguardia dell’ecosistema forestale.

[di Eugenia Greco]