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L’inquinamento crescente dei “voli fantasma”

Gli aerei rappresentano uno dei mezzi di trasporto più inquinanti, eppure in Europa i voli fantasma, ovvero quelli che volano vuoti o semivuoti, stanno pericolosamente aumentando. Secondo una stima [1] di Greenpeace verranno effettuati oltre centomila voli fantasma durante l’inverno, con emissioni che supereranno i due milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Non potendo calcolare con precisione la quantità reale delle emissioni di gas serra generate da voli praticamente inutili, Greenpeace è partita da una dichiarazione [2] di Lufthansa, in cui la compagna precisa che sarà costretta a dare il via a circa 18mila voli fantasma. Solo con i dati pervenuti da Lufthansa si arriva a 360 mila tonnellate di CO₂ equivalente (pari alle emissioni annuali di 240 mila auto a diesel e benzina).

I voli fantasma sono in crescita a causa di un calo dei passeggerei, dovuto anche all’emergenza sanitaria. Nonostante i passeggeri in grave diminuzione, gli aerei continuano e continueranno ad effettuare le tratte previste, con ingenti e irragionevoli emissioni di CO₂. Aeroplani che viaggiano completamente vuoti o con dieci, venti passeggeri, quando potrebbero ospitarne duecento. Ma le compagne seguono fedelmente i programmi prestabiliti per le tratte a prescindere dal numero dei passeggeri, anche se equivale a zero, come conseguenza diretta/indiretta di un regolamento dell’Unione Europea che segue la filosofia “use or lose it“. Tradotto e spiegato in parole povere, “usa il tuo slot altrimenti lo affideremo ad altre compagnie aeree e tu lo perderai”. Quando le compagnie aeree non riescono ad effettuare un certo numero di tratte tra quelle programmate, vedono queste assegnate ad altre compagnie, perdendo quindi i propri slot negli aeroporti. La regola europea, del 1993, è contenuta nell’articolo 10, sezione 5 della CE 95/93 [3] e stabilisce una soglia minima: ogni compagnia dovrebbe far decollare almeno l’80 per cento dei voli in programma. All’inizio degli anni ’90 un provvedimento di questo tipo si adattava alle esigenze e alle richieste di un mercato aeronautico molto diverso, dando stabilità alle compagnie e agli aeroporti. Con la crisi aeronautica viene da sé l’esigenza di adattare la direttiva secondo la domanda attuale, ben diversa da quella del 1993. Allora nel 2020, la soglia minima è stata abbassata al 50 per cento.

Una decisione che prende in considerazione le problematiche attuali ma che nella pratica non genera i cambiamenti necessari. Le stime di Greenpeace sono infatti testimonianza dell’inutilità di questi voli, i quali devono ciecamente seguire la regola degli slot, oggi marginale. Un regolamento ancora esistente ma ben poco idoneo al rispetto degli obiettivi europei di riduzione dei gas serra e agli Accordi di Parigi. Già prima della pandemia l’impatto climatico del settore dell’aviazione era preoccupante e ora lo è ancora di più. Eliminare l’ingente inquinamento completamente insensato dei voli fantasma potrebbe essere un importante passo, ma è necessario che la Commissione europea veda la sospensione dell’use it or lose it come un punto di partenza e non di arrivo. Per ridurre davvero l’impatto inquinante del settore aereo, serve investire [4] su soluzioni diverse, già esistenti [5] e limitare il più possibile voli del tutto vuoti e a corto raggio, spesso superflui [6] o facilmente sostituibili [7], ma tra i più inquinanti.

[di Francesca Naima]