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La Liguria ha ordinato l’abbattimento di maiali e cinghiali

La Regione Liguria ha imposto una vera e propria uccisione di massa di maiali e cinghiali in nome del contenimento della peste suina africana. Tramite la recente ordinanza [1] n. 4/2022, infatti, è stato disposto nei territori colpiti dal morbo, ovvero le province di Savona e Genova, l’immediato abbattimento di suini e cinghiali allo stato brado o semibrado, prevedendo inoltre il divieto di ripopolamento per i 6 mesi successivi all’ordinanza. Non solo, le stesse misure sono state decise anche per i suini detenuti in allevamenti familiari, ovvero allevati in piccole stalle. Si tratta, fuor di metafora, di uno sterminio generalizzato, che porterà alla morte non solo degli esemplari che hanno contratto il virus ma anche di quelli sani.

Non solo: secondo quanto stabilito dall’ordinanza, nei “territori infetti” dovranno essere abbattuti anche gli animali ospiti dei rifugi, ovvero quelli sotto la custodia di cittadini o associazioni animaliste. Un punto che non è sfuggito alla Rete dei santuari di Animali Liberi, che sta invitando [2] i cittadini ad inviare una mail di protesta a diverse figure istituzionali della Regione Liguria, a cui si chiede esplicitamente di bloccare gli abbattimenti. La recente ordinanza emanata dalla Regione é infatti giudicata «inaccettabile», in quanto «per tutelare gli interessi degli allevatori e di chi continua a nutrirsi dei corpi di altri animali, ordina di uccidere tutti i maiali e cinghiali» ad eccezione di «quelli rinchiusi negli allevamenti intensivi», che a causa delle condizioni in cui versano spesso non fanno altro che esacerbare una trasmissibilità già di per sé elevata. «Ciò che stanno iniziando a fare è portare avanti un genocidio, iniziando da Liguria e Piemonte», conclude la Rete dei santuari di Animali Liberi.

La Liguria non è infatti l’unica regione per la quale sono state previste misure del genere: c’è anche il Piemonte. L’ordinanza ligure infatti fa seguito ed attua con alcune specifiche le disposizioni del ministero della Salute, che tramite un decreto direttoriale [3] – successivo ad una ordinanza [4] atta a controllare la diffusione della peste suina africana – ha disposto negli scorsi giorni ulteriori misure con il fine di fermare il focolaio [5] riscontrato proprio tra Piemonte e Liguria. Il decreto prevede ad esempio per l’area infetta (78 Comuni in Piemonte e 36 in Liguria) proprio quanto contenuto nell’ordinanza della Regione Liguria in tema di abbattimento/macellazione degli animali. L’uccisione di massa di maiali e cinghiali, come si può facilmente intuire, riguarderà dunque non solo la Liguria ma anche la Regione Piemonte, la quale il 21 gennaio ha fatto sapere [6] che «nella zona infetta definita dal Ministero verrà avviato il depopolamento dei suini domestici degli allevamenti allo stato brado e famigliari maggiormente a rischio di contatto con i suini selvatici», mentre non vi sarà alcun intervento nei confronti degli allevamenti convenzionali, che «garantiscono sufficienti condizioni di biosicurezza».

Importante sottolineare come tali misure non siano state messe in campo di fronte ad una emergenza che ponesse a rischio di contagio gli esseri umani. La Peste suina africana [7] è infatti una patologia virale che colpisce esclusivamente i suidi, per i quali è altamente contagiosa, e non è in nessun caso trasmissibile agli uomini. Lo scopo, in buona sostanza, è quello di proteggere un sistema economico all’interno del quale gli animali contano nulla più di un ingranaggio di produzione. In questa logica centinaia di esseri senzienti possono essere uccisi senza nemmeno accollarsi l’antieconomico costo di verificare se effettivamente siano infetti o meno, il tutto all’unico fine di causare il minor danno possibile all’interesse delle aziende che operano nel settore della carne.

[di Raffaele De Luca]