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British Medical Journal: i ricercatori devono avere i dati grezzi sui vaccini, ora

A distanza di quasi due anni dall’inizio della pandemia e uno dall’avvio della campagna vaccinale, le compagnie farmaceutiche tengono ancora segreti i dati che sottostanno agli studi sulla validità dei vaccini e delle cure per il Covid. Enti regolativi come la FDA (americana) o l’EMA (europea), che dovrebbero occuparsi di tutelare la popolazione, non hanno contribuito a velocizzare un processo di trasparenza. Secondo un editoriale pubblicato da tre autori sulla rivista British Medical Journal (BMJ), prestigioso settimanale medico inglese, si tratta di comportamenti “moralmente indifendibili”, in quanto i grandi profitti delle aziende farmaceutiche per la vendita dei vaccini non sono accompagnati da un “adeguato controllo indipendente delle loro affermazioni scientifiche”.

Ciclicamente, la storia torna a ripetersi: è un principio che va tenuto a mente, per non incorrere nei medesimi errori commessi in passato. È quanto sta accadendo ora secondo un gruppo di autori del British Medical Journal [1], i quali hanno spiegato in un editoriale pubblicato sulla rivista come nel 2009, quando la pandemia da influenza A/H1N1 aveva percorso i cinque continenti, i governi avevano speso miliardi per fare scorte di medicinali che non si erano poi dimostrati utili nel ridurre le complicazioni o i ricoveri, ed i cui studi erano prodotti dall’azienda che distribuiva il farmaco (il Tamiflu di Roche). In quell’occasione, alla comunità scientifica non era stato consentito l’accesso ai dati: una situazione che suona familiare.

Nonostante dopo il 2009 sembrava essere diventata chiara l’importanza della trasparenza riguardo gli studi clinici, oggi ci troviamo al punto di partenza. La spesa pubblica sostenuta dai governi per la corsa ai vaccini è nell’ordine dei miliardi, ma nessuna tra le Big Pharma ha ancora reso disponibili i dati grezzi alla comunità scientifica o al pubblico. Pfizer ha comunicato che per i suoi dati non se ne parlerà fino a maggio 2025 (nonostante la previsione di completamento dello studio primario sia maggio 2023), Moderna ne prevede il rilascio per il 2022, AstraZeneca ha dichiarato di volerli rilasciare a partire dal 31 dicembre 2021, ma si tratta comunque di un processo lungo e lento. Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda i dati sulle cure per il Covid-19.

Nemmeno le autorità di regolamentazione sembrano voler agire in maniera incisiva per spingere le aziende farmaceutiche alla trasparenza. Dopo varie sollecitazioni la FDA (l’americana Food and Drug Administration), la quale riceve il maggior numero di dati grezzi, ha acconsentito a rilasciare 500 pagine al mese, un ritmo che avrebbe portato alla completa pubblicazione dei dati disponibili non prima di alcuni decenni. Per tale motivo un tribunale ha imposto che il rilascio dei dati fosse portato a 55 mila pagine al mese [2]. Health Canada, l’europea EMA (European Medicines Agency) e l’inglese Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency hanno tutte manifestato una simile riluttanza.

Vi sono poi dei quesiti fondamentali ai quali, secondo gli autori dell’articolo, dovrebbe essere data risposta, come il motivo per il quale i vaccini non sono stati testati per verificarne l’efficacia contro la diffusione del Covid-19, dato sul quale i Paesi avrebbero potuto elaborare piani di gestione della pandemia molto diversi.

Le aziende farmaceutiche, ricordano gli autori dell’articolo, sono inoltre quelle nei confronti delle quali la fiducia vacilla maggiormente: tre delle aziende che producono vaccini per il Covid-19 in passato hanno subito procedimenti civili e penali che sono costati loro miliardi di dollari, mentre una è stata condannata per frode.

“Il BMJ supporta le politiche di vaccinazione che siano basate su prove solide” sostiene la rivista, che aggiunge che non è giustificabile il fatto che la comunità scientifica debba riporre “fiducia nel sistema” sperando di poter forse in futuro esaminare gli studi sui vaccini in maniera indipendente. “Non è nel miglior interesse dei pazienti” scrive, aggiungendo che “La trasparenza è la chiave per costruire la fiducia ed è un’importante via per rispondere alle legittime domande delle persone circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, dei trattamenti e delle politiche di sanità clinica e pubblica stabilite per il loro utilizzo”.

“Non c’è posto per esenzioni all’ingrosso dalla buona pratica durante una pandemia. Il pubblico ha fornito per i vaccini contro il Covid-19 con un vasto finanziamento pubblico alla ricerca, ed è il pubblico che si assume benefici e rischi che accompagnano la vaccinazione” conclude BMJ, sostenendo a chiare lettere il diritto del pubblico ad avere accesso a tali dati.

[di Valeria Casolaro]