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Variante Omicron: dal Sudafrica arrivano buone notizie, che nessun media riporta

Il Sudafrica, il primo paese in cui come è noto è stata rilevata la variante Omicron, sta pensando di porre fine al tracciamento dei contatti ed alla conseguente quarantena. Negli scorsi giorni infatti il Ministerial Advisory Committee (MAC) – un comitato di esperti che fornisce pareri al governo sul contrasto dell’emergenza pandemica – ha inviato un documento [1] al ministro della Salute Joe Phaahla in cui viene consigliato di interrompere con effetto immediato il tracciamento e la messa in quarantena dei contatti delle persone positive al Covid, a prescindere dal fatto che siano o meno vaccinate. La notizia è stata riportata anche dal principale quotidiano online del Sudafrica News24 [2], il quale ha confermato che il documento è stato recentemente inviato al ministro.

Nello specifico, all’interno dello stesso il Ministerial Advisory Committee afferma che il tracciamento dei contatti non è più necessario e che la quarantena dei contatti non è più praticabile nell’attuale clima sociale ed economico. Gli esperti sottolineano che dal 2020 si sono verificati diversi cambiamenti per ciò che concerne la situazione legata al Covid-19, motivo per cui c’è bisogno di una rivalutazione della gestione della pandemia. In tal senso, ricordano che «la proporzione di persone ad aver sviluppato l’immunità al Covid-19 (da infezione e/o vaccinazione) è aumentata notevolmente, superando il 60-80% in diversi sierosondaggi», ovverosia la misurazione dei livelli di anticorpi contro le malattie infettive.

La rivalutazione delle tecniche atte a contrastare il virus, inoltre, deve essere attuata anche poiché «sembra che esse non abbiano probabilità di successo». «Noi identifichiamo una proporzione molto piccola di contatti, in quanto identifichiamo una proporzione altrettanto piccola di casi Covid» affermano gli esperti, secondo cui i test sono fortemente orientati verso l’individuazione di casi sintomatici, mentre la stragrande maggioranza dei casi è asintomatica e non viene dunque rilevata. A tutto ciò si aggiunga anche che «la sensibilità del test SARS-CoV-2 non è ottimale ed a volte genera falsi negativi». Insomma, siccome la stragrande maggioranza dei casi non viene diagnosticata anche la maggior parte dei contatti non lo è, motivo per cui «la messa in quarantena e il tracciamento dei contatti hanno un beneficio trascurabile per la salute pubblica in Sudafrica». Alla luce di tutto questo, gli esperti chiedono che «nessun test anti Covid venga richiesto a meno che il contatto non diventi sintomatico».

La notizia però non è stata riportata dai media mainstream, che nelle scorse settimane avevano ampiamente parlato del Sudafrica a causa della nuova variante Omicron mentre ora – con gli esperti del governo che suggeriscono di mettere fine alle misure sopracitate e con una situazione epidemiologica in condizioni certamente non disastrose – sono silenti. Basterà ricordare che il Sudafrica se da un lato ha un elevato numero di contagi, con una media settimanale attuale di 18.195 casi al giorno, dall’altro ha una media settimanale di morti pari a 45 decessi al giorno. Nelle scorse ondate, invece, la media dei morti era molto superiore a quella attuale, nonostante un numero di casi simile. Il 9 luglio, ad esempio, si viaggiava ad una media settimanale di 19.694 casi al giorno, ma quella dei morti era di 363 al giorno.

L’andamento attuale tuttavia difficilmente può essere giustificato con la sottoposizione della popolazione sudafricana alla vaccinazione anti Covid, dato che ad essere stato completamente vaccinato è solo il 26,3% [3] della popolazione. Ciò induce a pensare che la variante Omicron, a causa della quale i Paesi europei stanno nuovamente tornando ad imporre le restrizioni [4], potrebbe non essere così letale. Ipotesi rafforzata da una ricerca appena pubblicata [5] e condotta dall’Istituto Nazionale per le Malattie Trasmissibili di Johannesburg, secondo la quale i sudafricani che contraggono il Covid-19 nell’attuale ondata di infezioni hanno l’80% in meno di probabilità di essere ricoverati in ospedale se contraggono la variante dell’omicron, rispetto ad altri ceppi. Anche i risultati di questa ricerca trovano raro spazio sui media, che preferiscono nella gran parte dei casi riportare la dichiarazione di stampo allarmista rilasciata dal direttore regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, Hans Kluge, il quale (senza portare ricerche o dati in merito) ha affermato [6] che la variante Omicron in poche settimane sarà dominante in tutta Europa e spingerà i sistemi sanitari «sull’orlo del baratro». Ancora una volta media e istituzioni delle politiche sanitarie sembrano dunque preferire la comunicazione basata sull’allarmismo, nonostante dal Sudafrica arrivino notizie che lasciano sperare su un quadro in forte miglioramento.

[di Raffaele De Luca]