- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Perché le scuse usate per bloccare i brevetti dei vaccini sono immotivate

Uno studio ha individuato una lista di 100 aziende, distribuite tra Africa, Asia e America Latina, con i requisiti per la fabbricazione dei vaccini mRNA contro il covid-19. Si tratta di una possibilità per decentrare e velocizzare la produzione, rendendola più accessibile ai Paesi più svantaggiati e maggiormente colpiti dalla pandemia. Human Rights Watch, insieme ad altre associazioni, ha scritto ai governi statunitense e tedesco affinchè facciano pressione per ottenere la condivisione della proprietà intellettuale da parte delle grandi aziende farmaceutiche, le quali fino ad ora si sono dimostrate restie a condividere le prorprie conoscenze.

Decentrare la produzione di vaccini mRNA contro il covid-19, rendendo il processo di produzione e distribuzione più equo, è possibile. Questo è quanto sostengono Human Rights Watch [1] (HRW) e diverse altre associazioni, che hanno pubblicato lo studio [2] prodotto dal coordinatore del progetto AccessIBSA, il quale si batte per la distribuzione dei vaccini in India, Brasile e Sudafrica, e un esperto dei vaccini della campagna Access di Medici Senza Frontiere. Tale studio sostiene che esistono almeno un centinaio di strutture nelle quali è possibile produrre i vaccini, distribuite tra Africa, America Latina e Asia.

“Se la manifattura dei vaccini potesse essere distribuita tra i Paesi, coprendo tutti i continenti, potrebbe fornire sicurezza, stabilità e indipendenza a enormi parti del mondo” si legge all’interno dello studio. “A causa della natura unica della tecnologia mRNA, e la sua mancanza di componenti biologiche, i vaccini mRNA possono essere prodotti da un enorme numero di produttori farmaceutici esistenti, anche quelli che non abbiano previa esperienza nella produzione di vaccini. Non si tratta di una supposizione teorica; è il modello di lavoro che Moderna e Pfizer-BioNTech hanno usato per collaborare con successo con altri produttori a contratto per aumentare la propria produzione”.

I governi statunitense e tedesco hanno entrambe fornito importanti finanziamenti a Pfizer-BioNTech, Moderna e J&J per la ricerca e lo sviluppo sui vaccini, motivo per il quale, secondo HRW, “hanno la responsabilità di spingere queste aziende a condividere più ampiamente la conoscenza e la tecnologia”.

“Tutto ciò di cui [le 100 aziende] hanno bisogno è che i governi degli Stati Uniti e della Germania mettano fine ai monopoli e condividano la loro preziosa tecnologia che hanno finanziato ed essenzialmente creato” sostiene Achal Prabhala, coordinatore di AccessIBSA. Con una condivisione della proprietà intellettuale, della tecnologia e dei materiali per produrre i vaccini si potrebbe subito iniziare la produzione, ma fino ad ora nessuna delle Big Pharma ha aderito alle iniziative proposte dall’OMS per la condivisione della proprietà intellettuale.

Tra la primavera e l’estate di quest’anno HRW ha scritto alcune lettere a Pfizer, Moderna e J&J per avere informazioni dettagliate riguardo alle politiche circa la disponibilità dei vaccini. Pfizer ha risposto comunicando che “solo poche strutture al mondo sono in grado di eseguire i passaggi critici necessari per produrre vaccini mRNA e gli input per produrre quei vaccini su larga scala”, mentre Moderna ha dichiarato di essere impegnata a “perseguire partnership in tutto il mondo per accelerare la produzione e la consegna del suo vaccino”. J&J, che ha esportato in Europa milioni di dosi prodotte in Sudafrica, si è rifiutata di rispondere.

Che intorno ai vaccini e ai contratti stipulati [3] con i governi occidentali per la produzione e la diffusione aleggi poca chiarezza non è una novità. Il caso in questione dimostra ulteriormente come la sanità, anche in pandemia, sia un business i cui interessi finanziari soverchiano quelli di cura.

[di Valeria Casolaro]