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Una piattaforma analizza ciò che scrivi sui vaccini

Il grande occhio dei social osserva e registra per poi vendere quanto ha scoperto sotto forma di comodi pacchetti dati da distribuire ad aziende, privati e Governi. Non sorprende pertanto che lo European Union’s Health Programme abbia deciso di avvantaggiarsi di un simile escamotage per portare avanti un progetto [1] che monitora «la fiducia nei confronti dei vaccini su web e social media».

Stiamo parlando dell’European Joint Action on Vaccination (EUJAV) e, più nello specifico, dell’8 work package (8WP), uno strumento coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Istituto Finlandese per la Salute e il Welfare (THL) che, tra le altre, raccoglie le tendenze di Twitter, Reddit, Wikipedia e Google per offrire mezzi inediti con cui impattare «sulle attività di sorveglianza dei programmi vaccinali, e in particolare sulle attività di comunicazione istituzionale con il pubblico». Volendo essere provocatori, lo strumento è stato pensato per attenuare la portata del potenziale “colpo di Stato cognitivo” di coloro che discutono dei vaccini in una prospettiva che non sia allineata a quella della narrazione ufficialmente riconosciuta, cosa che da alcuni è stata letta come una forma di propaganda in salsa Big Data.

Una preoccupazione legittima. Nonostante buona parte del progetto si leghi a dati aggregati poco invasivi della privacy, la piattaforma si prefigge anche lo scopo di identificare i «“nodi” cruciali delle comunità coinvolte» e sorvegliare gli «utenti più coinvolti nella diffusione di disinformazione», elementi che danno a intendere ci si stia preparando a una vera e propria caccia alle streghe. A risultare qui esposti sono gli influencer di Twitter, azienda che si è dimostrata pronta a mettere sul mercato i profili dei propri utenti a patto che gli acquirenti selezionino delle frasi chiave di riferimento, in questo caso frasi inerenti ai vaccini. Il documento ufficiale non spiega con esattezza come la EUJAV abbia intenzione di interfacciarsi con i “nodi” no-vax, cosa che ha prevedibilmente portato la Rete e gli osservatori vari a prospettarsi una situazione d’allarme. Per comprendere appieno le dinamiche del contesto, abbiamo provveduto a contattare fonti interne al progetto, le quali ci hanno assicurato che non siano previste alcun tipo di «azioni correttive», ma che ci sia solamente l’intenzione di comprendere appieno i temi di cui si parla «per poi cercare di costruire dei messaggi di comunicazione che possano chiarire quegli aspetti che non sono chiari».

L’intenzione dell’ISS, del THL e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il quale ha collaborato al progetto, è quella di mettere in campo un mezzo analitico con cui Governi e personaggi pubblici possono tarare la propria comunicazione per aprirsi al confronto, consapevoli dei dubbi e delle perplessità che affliggono le società. «Ci sono persone che semplicemente hanno paura, andrebbero date loro delle risposte che non hanno», ribadisce la fonte. Il lecito dubbio è che un simile approccio sia ormai irrealizzabile. Tra medici da salottino televisivo che si rifiutano di parlare con chi reputano ignorante e Senatori che invitano ad adottare «modalità meno democratiche [2]» con cui gestire la libertà di parola, i toni sono quanto mai esacerbati. Se ciò non bastasse, le Amministrazioni non sembrano affatto intenzionate a cambiare rotta, anzi premono su strategie coercitive o sul mettere alla gogna pubblica coloro che rientrano sotto l’ombrello dei no-vax e dei no-Green Pass.

Proprio per questo motivo, lo strumento – sviluppato esclusivamente in-house e attraverso fondi [3] della Commissione Europea – rischia di naufragare ancor prima del suo debutto ufficiale. La piattaforma verrà infatti resa pubblica a breve, tuttavia non è scontato che i Paesi Membri, ormai presi da crociate portate avanti a colpi di lockdown, decidano effettivamente di utilizzarla, cosa che si tradurrebbe quasi certamente in un colpo fatale ai finanziamenti dell’opera.

[di Walter Ferri]