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Draghi e Macron firmano il nuovo patto italo-francese: il Parlamento lo scopre a giochi fatti

Il primo ministro Mario Draghi e il presidente francese Macron hanno siglato venerdì scorso il Trattato del Quirinale [1], accordo bilaterale di cooperazione rafforzata tra i due Paesi. Si tratta dell’esito di un lungo percorso di negoziazione, cominciato nel 2017 con l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, poi bloccato [2] quando in Italia salì al governo la coalizione Lega-M5S nel 2018. Le trattative sono riprese con maggior intensità nel corso del 2021 sotto la guida del premier Draghi. Il Trattato, i cui contenuti sono stati resi noti solo dopo la firma, mira a riavvicinare le due potenze europee mettendo un cerotto sulle tensioni recenti, affinché si possa costituire “un fronte comune in materia di politiche europee ed internazionali”.

Rafforzare la collaborazione in materia di politica estera, difesa, affari europei, migrazioni, sviluppo tecnologico, contrasto al cambiamento climatico e molto altro. Questa la finalità dichiarate del Trattato siglato da Draghi e Macron alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella. All’indomani della chiusura dell’epoca Merkel e con l’insorgere dei nazionalismi nell’Europa Orientale, le potenze occidentali sentono il bisogno di rafforzare le proprie alleanze e costruire «un’Unione Europea più forte», come dichiarato dallo stesso Mattarella. Il trattato va ad affiancarsi al precedente Trattato dell’Eliseo, siglato da Francia e Germania nel 1963 e nuovamente ratificato dalle parti nel 2019. Macron ha tuttavia specificato che «non si è in cerca di sostituti della Germania». Tuttavia, come spiegato dall’analisi [3] di Giampiero Massolo, presidente dell’ISPI, “senza chiudere il triangolo con un’intesa pattizia analoga tra Italia e Germania, sarebbe monco il disegno di rafforzare l’Europa”.

Il Trattato del Quirinale appare volto a suturare le lacerazioni nei rapporti diplomatici tra Francia e Italia, per aprire un nuovo capitolo e procedere in Europa come fronte comune. Dalla mancata acquisizione di Finicantieri da parte di Chantiers de l’Atlantique, alle rivalità sulle fonti energetiche in Libia, all’incontro, risalente al 2019, tra l’allora vicepremier Di Maio e i gilet gialli, che ebbe come conseguenza il richiamo in patria dell’ambasciatore francese in Italia, non sono mancati momenti di tensione nella storia recente. Tuttavia, a fronte di una maggiore instabilità europea dovuta alla crisi per la pandemia da Covid-19, ma anche al complicarsi dei rapporti con la Cina, la Brexit e l’emergenza climatica, si punta sulla costruzione di un sistema a leadership plurima che faccia fronte comune sulle questioni europee ed internazionali.

Settori cruciali individuati dal Trattato, dichiara Draghi, sono quelli della sicurezza, della giustizia, della ricerca e dell’industria. A livello concreto verranno istituite unità operative condivise a sostegno delle Forze dell’Ordine e un Comitato di Cooperazione Transfrontaliera che gestisca il flusso di migranti lungo i confini. La difesa dei confini in linea con il principio della Fortezza Europa è un punto centrale del Trattato, il quale agirà «in modo complementare con la NATO» secondo quanto affermato dal premier italiano. Ad essere rafforzata sarà anche la cooperazione in ambito energetico e tecnologico, della quale il Trattato di Cooperazione sullo Spazio siglato venerdì costituisce un primo esempio. Draghi ha poi voluto fortemente una clausola aggiuntiva per la quale “Un membro di Governo di uno dei due Paesi prende parte, almeno una volta per trimestre e in alternanza, al Consiglio dei Ministri dell’altro Paese”. La prospettiva che sembra profilarsi è quindi quella di una vera e propria condivisione di sovranità (e ingerenza).

Una delle questioni controverse sollevate dal Trattato sta nel fatto che si tratti dell’ennesimo patto internazionale siglato al buio, come già avvenuto, per esempio, con i contratti di acquisto dei vaccini tra Unione Europea e Big Pharma [4]. Le parti vi hanno infatti apposto le firme venerdì, mentre i contenuti sono stati resi pubblici solamente il sabato. Si tratta di un’ulteriore manovra che esclude la partecipazione dei cittadini (e dei loro rappresentanti in Parlamento), che dovranno però farsi carico delle conseguenze di quanto stabilito a loro insaputa.

[di Valeria Casolaro]