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L’Indipendente è stato censurato sul social network TikTok

Nell’ultimo periodo il social network TikTok ha rimosso tre video pubblicati dal profilo ufficiale de L’Indipendente: solo uno di essi è stato ripristinato, mentre gli altri due sono tuttora oscurati. La censura del social nei nostri confronti non è terminata qui, dato che in seguito alla rimozione del terzo ed ultimo video avvenuta nella giornata di ieri, la piattaforma video ha sanzionato anche il nostro profilo, impedendoci di pubblicare contenuti fino alle ore 16:51 della giornata di oggi. Tuttavia, le ragioni alla base di tali misure restrittive risultano essere alquanto incomprensibili.

Il primo video in questione – pubblicato lo scorso 18 ottobre e censurato pochi minuti dopo – si basa sul nostro articolo [1] riguardante la vicenda di Aldo Bianzino, morto nel 2007 dopo essere stato arrestato per possesso di cannabis. Siamo stati informati del fatto che la sua rimozione è legata alla categoria «Attività illegali e beni regolati», ragion per cui con ogni probabilità l’algoritmo del social ha censurato il contenuto solo poiché esso conteneva la parola “cannabis”. Ad ogni modo, però, tale rimozione non sembra neanche combaciare perfettamente con la giustificazione fornitaci, all’interno della quale si legge infatti che «non sono consentiti contenuti che rappresentino scambi, vendite, divulgazioni, modalità d’uso di prodotti e altre forme rappresentative di attività criminali» ma che sono consentite eccezioni per diversi tipi di scopi, tra cui quelli «giornalistici». Tuttavia, nonostante il ricorso da noi presentato, il video è tuttora bloccato.

Il secondo video, invece, ha ad oggetto il nostro articolo [2] sulla censura da parte dei social del nudo d’autore e sul conseguente sbarco dell’arte erotica di Vienna sulla piattaforma OnlyFans. Esso ci è stato rimosso il 26 ottobre, subito dopo averlo pubblicato, per «Immagini di nudo ed atti sessuali», pur non avendo violato le norme previste in tal senso da TikTok. Ad ogni modo, però, dopo aver presentato ricorso il video è stato correttamente ed immediatamente ripristinato.

Questione molto differente, invece, quella riguardante il terzo ed ultimo video, pubblicato il 20 novembre e bloccato dal social network dopo circa 24 ore. Esso si basa sul nostro articolo [3] intitolato «Inchiesta sui dati: quanto ha speso realmente l’Europa per i vaccini», che cerca appunto di fare luce – attraverso l’analisi dei dati – sulla somma spesa dall’Ue per assicurarsi i vaccini anti Covid. Il mancato accoglimento del nostro ricorso a riguardo, pertanto, appare difficile da comprendere: la violazione contestataci infatti rientra nella categoria «Autenticità e moralità», che punisce i contenuti atti ad ingannare o a diffondere false informazioni. Tuttavia all’interno del video in questione non c’è alcuna fake news, trattandosi di un articolo che si basa esclusivamente sui fatti. Alla luce di tutto ciò, dunque, anche la sospensione temporanea del nostro profilo risulta essere ingiustificata.

[di Raffaele De Luca]