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Al porto di Trieste il “governo dei migliori” mostra il suo volto

Lacrimogeni, idranti, cariche e manganelli: questo il modo in cui questa mattina il potere pubblico ha scelto di liquidare il presidio contro l’obbligo di green pass in atto da venerdì al porto di Trieste. Oltre tre ore di assedio contro lavoratori e cittadini [1] che si sono limitati a cercare di resistere passivamente, sedendosi e tenendosi per mano di fronte all’avanzata delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Nessun atto di reazione violenta, nonostante questo la brutalità della repressione è progressivamente cresciuta fino a raggiungere l’obiettivo.

Quanto accaduto questa mattina non riguarda tanto il tema del green pass, ma delle garanzie democratiche per tutti in un Paese dove l’abituarsi ai governi tecnici sembra stia aprendo le porte alla tecnocrazia, intesa come forma di esercizio del potere che non tollera nessun dissenso usando contro di esso ogni arma, dalla delegittimazione sui media fino alla repressione più feroce. Il “governo dei migliori” procede come un carrarmato nel proseguimento degli scopi, inclusa l’introduzione del regolamento sul green pass più severo d’Europa [2], spazzando via ogni forma di opposizione sociale possa frapporsi tra i suoi ingranaggi.

Bene precisare che il presidio dei portuali non aveva compromesso il regolare svolgimento delle attività lavorative. Gli operai avevano scelto di non cercare di bloccare l’attività, garantendo il passaggio alle merci, ai camion ed ai portuali che intendevano non aderire alla protesta e continuare a lavorare. Quello dei manifestanti era quindi semplicemente un presidio, volto a dar voce a chi fosse contrario alle politiche messe in atto dal Governo.

Contro questa espressione pacifica di dissenso questa mattina si è alzata la violenza repressiva dello stato. Il Governo tecnocratico, che punta all’efficienza dei suoi meccanismi, prosegue dritto per la propria strada, non tollerando intoppi né disservizi, gli oppositori sono letteralmente spazzati via a colpi di idrante. Non vi è accenno nemmeno all’apertura di un dialogo: la voce di chi si oppone (migliaia nel porto di Trieste) è silenziata a forza di botte. Un modo di procedere che dovrebbe provocare la pronta e ferma protesta di tutti (a prescindere da come la vedano sul tema green pass) e a cominciare da quei giornali, partiti e sindacati che in questi giorni si sono sollevati contro “tutti i fascismi”.

Nel frattempo i manifestanti a Trieste non si arrendono, dopo essere stati dispersi, sono riusciti a improvvisare un corteo che si è diretto verso il centro di Trieste. Ma la polizia non è rimasta a guardare nemmeno in questo caso: i poliziotti hanno cercato di disperdere i manifestanti all’interno della città e un video mostra come i lacrimogeni siano finiti addirittura all’interno del cortile di una scuola media. I dimostranti sono comunque riusciti a ritrovarsi in piazza Unità d’Italia, di fronte all’edificio del Comune, dove prosegue la protesta. La piazza al momento è strapiena, con migliaia di cittadini accorsi per unirsi alla voce dei portuali.