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Nuove proteste in Val di Susa: lacrimogeni e idranti contro i No Tav

Una nuova protesta notturna contro il Tav è andata in scena presso il cantiere di San Didero, dove i militanti hanno inscenato una “battitura”, ovvero un’azione di disturbo dei lavori che si basa sul battere oggetti di ferro e pentolame contro le cancellate di recinzione del cantiere. Come al solito non si è fatta attendere la dura reazione delle forze dell’ordine che presidiano notte e giorno i lavori, con uso di idranti per disperdere i manifestanti e lancio di lacrimogeni. «La polizia posta a difesa del fortino di San Didero reagisce all’ostinazione dei No Tav con un fitto lancio di lacrimogeni e bloccando addirittura la statale. Forse non hanno ancora capito che c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre» hanno scritto i No Tav nel comunicato. Prima di concludere il blitz di protesta gli attivisti hanno chiuso con una catena e un lucchetto il cancello di accesso al cantiere.

La costruzione del Tav sta entrando in un momento decisivo e c’è da scommettere che nelle prossime settimane se ne sentirà parlare anche sui media dominanti. È notizia di appena tre giorni fa che dall’Europa è arrivato un sollecito all’Italia per avanzare più rapidamente negli appalti per i lavori e nel loro svolgimento. E il viceministro alle Infrastrutture, Alessandro Morelli (Lega), ha dichiarato [1] al Sole 24 Ore che «sono state risolte tutte le problematiche infrastrutturali e ora è diventato semplicemente un problema di ordine pubblico e su questo bisogna intervenire e non lasciare spazio ai violenti». Lasciando intendere come lo Stato intenda proseguire nella gestione del dissenso trattandolo appunto solo come un «problema di ordine pubblico» senza prendere in considerazione alcuna mediazione.

E che gli apparati dello Stato si preparino ad un’escalation dello scontro con i movimenti si intuisce chiaramente dalle ultime mosse intraprese: la mobilitazione di 10.000 agenti contro le proteste [2], lo stanziamento di 8 milioni di euro di fondi pubblici [3] per l’attuazione di campagne di comunicazione in favore dell’opera, fino al pretesto della violazione delle norme anti-Covid utilizzato per colpire con centinaia di multe [4] i militanti.