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Italia: la polizia indaga i gruppi “No Green Pass” su Telegram per terrorismo

Sono finite sotto la lente d’ingrandimento della Polizia Postale alcune chat Telegram  generalmente ritenute (erroneamente) dai media mainstream come la base operativa della totalità delle persone che nutrono dubbi sui vaccini anti Covid o semplicemente sono contrarie al Green Pass. Lo si apprende dalle parole recentemente rilasciate dalla direttrice della Polizia Postale, Nunzia Ciardi, la quale ha dichiarato [1] che sono in corso i lavori volti ad «identificare, attraverso le indagini sui canali Telegram, i responsabili da deferire all’autorità giudiziaria per vari reati». Tra questi, c’è anche quello di «istigazione a delinquere, con l’aggravante dell’utilizzo di mezzi informatici, con finalità terroristiche». «La stessa Procura di Torino – ha aggiunto la direttrice –  ha incardinato un fascicolo dove si ipotizza questo reato».

L’obiettivo del monitoraggio, dunque, è non solo quello di individuare i responsabili di minacce o episodi simili, ma anche quello di contrastare la diffusione illegale di contatti privati di soggetti (generalmente giornalisti e virologi televisivi) finiti nel mirino di alcuni gruppi. In tal senso, anche il Garante della Privacy ha recentemente pubblicato un comunicato [2] in cui ha sottolineato come «diffondere senza consenso dati personali, oltre a costituire una violazione della vita privata degli individui, con rischi anche per la loro incolumità, si configura, ai sensi della normativa sulla privacy, come un atto illecito che può determinare anche l’applicazione di pesanti sanzioni».

Detto questo, va ricordato come tale attività della Polizia Postale costituisca solo l’ultima azione in ordine di tempo volta al contrasto dei “No Green Pass”. Negli ultimi giorni, infatti, vi è stato un progressivo innalzamento della tensione verso le persone contrarie a tale strumento: basterà ricordare la stretta che recentemente è stata annunciata da parte del Viminale [3], con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha sottolineato come l’obiettivo sia «quello di individuare specifiche misure finalizzate a rafforzare la tutela dagli attacchi mossi sulla rete non solo nei confronti dei giornalisti ma di tutte le categorie più esposte a episodi di odio in questa delicata fase storica caratterizzata dalla pandemia».

La repressione nei confronti dei gruppi “No Green Pass” che ultimamente si sta attuando è stata giustificata, inoltre, anche tramite i singoli episodi di violenza verificatisi in alcune delle tante manifestazioni svoltesi nel weekend, in tutta Italia [4], contro il lasciapassare sanitario. A tal proposito va sottolineato come, seppur ovviamente la violenza vada condannata e contrastata, a pagarne le conseguenze dovrebbero essere unicamente gli individui colpevoli, e non un intero movimento. Tuttavia, a causa anche del modo in cui i media mainstream stanno trattando la questione [5] dei “No Green Pass”, è ormai diffusa l’opinione secondo cui chiunque sia contrario al lasciapassare condivida le idee di alcuni dei membri presenti nelle chat telegram e, di conseguenza, sia un soggetto pericoloso per l’ordine pubblico.

[di Raffaele De Luca]