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Da domani WhatsApp imporrà le nuove policy, ma non cambia molto

Domani, 15 maggio, sarà l’ultimo giorno utile per accettare le nuove policy di WhatsApp, nota applicazione di messaggistica che esiste sotto l’ombrello di Facebook Inc.. Anzi, a ben vedere la definizione di “ultimo giorno” è forse inadeguata, tenendo conto che l’azienda stessa ha ammesso [1] che non ha intenzione di cancellare gli account che non sottoscriveranno le nuove regole.

Detto questo, coloro che oseranno contrastare l’avvento delle nuove norme non avranno certamente vita facile, poiché la funzionalità del loro profilo sarà grandemente ridimensionata. Questi “disertori” non potranno infatti più accedere all’elenco delle chat con il risultato che, di fatto, saranno forzati a un uso progressivamente passivo del programma. Niente chiamate, niente invii di messaggi, se non in risposta o in reazione alle notifiche ricevute.

Nel giro di “alcune settimane”, anche questa funzionalità limitata verrà troncata in maniera definitiva e il profilo risulterà irraggiungibile dai propri contatti. La cosa certa è che WhatsApp non mancherà di ricordare l’avvicinarsi di questa fatale deadline: l’azienda ha infatti fatto capire che invierà notifiche sempre più pressanti e invadenti, che invaderanno lo schermo intero degli smartphone fintanto che non si accetterà di cedere alle imposizioni della corporazione.

Era ovvio che la transizione alle nuove policy avrebbe preso questa piega, tant’è che quando WhatsApp ha annunciato il grande cambiamento il popolo digitale si è indispettito al punto di divergere immediatamente verso i programmi omologhi [2] offerti dalla concorrenza. In effetti si era destato uno scandalo tanto diffuso e condiviso che l’introduzione formale delle linee guida è stata fatta slittare da febbraio a oggi, nella speranza che il marasma si calmasse prima dell’effettiva transizione.

I timori di allora erano peraltro infondati, soprattutto considerando che le ripercussioni sugli utenti europei, protetti dalla General Data Protection Regulation (GDPR), sono pressoché innocue. L’unica nazione che ha deciso di muoversi contro a WhatsApp è stata la Germania, la quale ne ha fatto più che altro una questione di modo, non di contenuto, non trovando accettabile che una gigantesca azienda tech imponga unilateralmente una simile condotta a “scatola chiusa” [3].

Tirando le somme, esistono motivi per cui vale la pena ripudiare le nuove policy? No, almeno che non ritenevate di averne a sufficienza già prima per rifiutare il servizio. Certo, bisogna pur sempre fidarsi dell’utilizzo comunicato dall’azienda: Facebook non sempre si è dimostrata trasparente [4] e corretta [5], ma lì si apre un genere di ragionamenti completamente diverso, più legato a una dimensione di consumo consapevole che al caso specifico.

[di Walter Ferri]