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Assolto, finisce l’odissea di Walter: processato perché coltivava cannabis per curarsi

Walter De Benedetto è stato assolto dal tribunale di Arezzo perché “il fatto non sussiste”. Il giudice ha accolto la richiesta del pm Laura Taddei che aveva chiesto l’assoluzione. «È la soluzione auspicata perché da tempo avevamo chiesto l’archiviazione», ha detto dopo la sentenza uno degli avvocati difensori, Lorenzo Simonetti.

De Benedetto, 48 anni, malato di artrite reumatoide, era a processo perché in casa coltivava cannabis [1] che lui ha sempre sostenuto di usare a scopo terapeutico, visto che le quantità fornite dalla Asl non erano sufficienti per la sua cura . «Mi sento molto sollevato dalla decisione del tribunale», ha detto De Benedetto, il quale ha aggiunto: «Sono soddisfatto, non solo per me ma anche per tutti coloro che vivono nelle mie stesse difficoltà. Da questa sentenza possiamo partire per portare avanti la nostra lotta».

Nel processo per coltivazione di sostanze stupefacenti, De Benedetto rischiava una condanna fino a 6 anni di carcere. Nel frattempo, però, la campagna di Meglio legale ha prodotto una mobilitazione di massa caratterizzata anche da disobbedienza civile, sollevando il dibattito in merito alla questione.

D’altronde, persino l’ONU ha recentemente riconosciuto il valore medico della cannabis [2] depennandola dalla Tabella IV della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961. In Parlamento è invece ferma la proposta di legge presentata in maniera trasversale da PD, Italia Viva, M5S, Più Europa/Radicali e Facciamo Eco che permetterebbe la legalizzazione dell’autoproduzione di cannabis per i pazienti, ma anche per i consumatori più in generale, facendo si che lo Stato possa regolamentare, controllare e certificare, togliendo così, inoltre, una bella fetta di mercato alle mafie.

[di Michele Manfrin]