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Il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso del governo contro le cure domiciliari

Il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso presentato dal ministero della Salute e dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) contro l’ordinanza del Tar del Lazio [1], che il 4 marzo scorso stabilì che i medici potessero non uniformarsi al protocollo nazionale per le cure Covid che prevede somministrazione di Paracetamolo e “vigile attesa”. Il Consiglio di Stato ripristina quindi il protocollo Aifa, con la motivazione che non si può attendere fino alla data in cui vi sarà la trattazione di merito dinnanzi al Tar (prevista per il prossimo 20 luglio) senza avere delle linee guida ministeriali in vigore. Il pronunciamento del Consiglio di Stato non è ancora stato reso pubblico sul portale dell’istituzione ma è stato reso noto dall’avvocato Erich Grimaldi [2], che in rappresentanza del Comitato cure domiciliari Covid-19 presentò il ricorso al Tar.

Il Consiglio di Stato non è entrato nel merito scientifico delle cure. La sua ordinanza precisa che: «la natura dell’atto impugnato porta ad escludere l’esistenza di profili di pregiudizio dotati dell’attributo dell’irreparabilità, dal momento che la nota Aifa non pregiudica l’autonomia dei medici nella prescrizione, in scienza e coscienza, della terapia ritenuta più opportuna. Laddove la sua sospensione fino alla definizione del giudizio di merito determinerebbe al contrario il venir meno di linee guida, fondate su evidenze scientifiche documentate in giudizio, tali da fornire un ausilio (ancorché non vincolante) a tale spazio di autonomia descrittiva comunque garantito». In parole povere: il Consiglio di Stato afferma che la libertà di cura dei medici è comunque ammessa e garantita e linee guida Aifa non sono vincolanti ma servono solo a fornire una guida che viene giudicata scientifica e necessaria.

Difficile non notare, però, come esistano ormai molti dubbi – scientificamente documentati [3] – sulla maggiore efficacia delle linee guida stabilite dall’Aifa rispetto alle cure domiciliari. Basta guardare a paesi che stanno gestendo indubbiamente meglio dell’Italia l’emergenza pandemica, a cominciare dalla Gran Bretagna, il cui premier Boris Johnson, ha appena istituito [4] una task force medica per trovare entro il prossimo autunno un protocollo di cura domiciliare che possa prevenire nel numero più ampio possibile dei casi un decorso negativo della malattia e l’ospedalizzazione. Le stesse cose che, con un ordine del giorno approvato quasi all’unanimità, il Senato della Repubblica italiana ha chiesto al governo pochi giorni fa [5]. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, per ora ha deciso di agire in direzione esattamente contraria, continuando nella difesa di un protocollo che ha portato pessimi risultati, facendo dell’Italia uno dei paesi con il più alto tasso di mortalità per Covid-19 nel mondo.

Al seguente link è consultabile il testo dell’Ordinanza emessa dal Consiglio di Stato: Ordinanza Consiglio Di Stato n. 02221/2021 [6]