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Il Senato vota la cittadinanza a Zaki, ma il governo continua a vendere armi all’Egitto

Mentre il Senato ha approvato nella giornata di ieri l’ordine del giorno che impegna il governo a concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, l’attivista per i diritti umani e studente dell’Università di Bologna detenuto in Egitto da più di un anno, la seconda fregata Fremm venduta dall’Italia al regime egiziano di Al Sisi è pronta per la consegna.

L’aula del Senato si è espressa favorevolmente sulla proposta in questione con 208 sì, 33 astenuti e nessun voto contrario. Quest’ultima chiede al governo italiano non solo di conferire la cittadinanza a Zaki ma anche di intraprendere alcune azioni, tra cui sollecitare la sua liberazione nonché attivarsi a livello europeo per la tutela dei diritti umani nei Paesi dove essi sono violati, tra cui appunto l’Egitto. Tuttavia questa forte presa di posizione risulta essere in contrasto con l’operato del governo, i cui ministri fanno parte degli stessi partiti che hanno votato l’ordine del giorno. Infatti la seconda [1] fregata multimissione Fremm sta per essere consegnata all’Egitto, come previsto dall’accordo di vendita di due navi militari del 2020. Nello specifico si tratta di due navi Fincantieri, un’azienda pubblica italiana controllata per il 71,6% da Fintecna S.p.A., finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti, una società per azioni a sua volta controllata per l’83% dal Ministero dell’economia e delle finanze.

A darne notizia sono state la Rete Italiana Pace e Disarmo ed Amnesty International, che in una nota [2] congiunta del 9 Aprile hanno sottolineato come l’Italia stesse continuando a fornire armamenti al regime di al Sisi ed hanno affermato che la nave militare Bernees fosse ormai pronta a salpare. «Questa notizia conferma in maniera evidente come non ci sia stato alcun cambio di rotta rispetto alle decisioni dello scorso anno e che anche il Governo Draghi, cui è in capo la responsabilità dell’autorizzazione finale alla consegna dopo la concessione della licenza di vendita nel 2020 da parte del Governo Conte, ha deciso di continuare a sostenere il regime egiziano con forniture militari», hanno aggiunto. Inoltre, va ricordato che le due navi sono costate 1,2 miliardi di euro all’Italia e, secondo quanto riportato dalle organizzazioni, l’accordo di rivendita avrebbe un valore di soli 990 milioni di euro.

Ma questo atteggiamento ambivalente da parte dello Stato si era già verificato in passato [3]. Infatti, in seguito al caso Regeni l’Italia aveva fermato l’export di armi verso l’Egitto, ma a partire dal 2018 questo è ripreso a pieno ritmo. In tal senso, l’Egitto negli ultimi 4 anni si è affermato come il primo paese per numero di armi acquistate in Italia, con una cifra pari a 871 milioni di euro.

[di Raffaele De Luca]