Dopo settimane di trattative serrate e l’approvazione in Senato, la manovra approda a Montecitorio dove la Camera concede la fiducia al governo con 219 voti favorevoli e 125 contrari, una scelta che riaccende le tensioni già emerse in commissione Bilancio. Le opposizioni denunciano una compressione del confronto parlamentare, richiamando anche prese di posizione del passato dell’attuale premier. In Aula Nicola Fratoianni (Avs) e Giuseppe Conte (M5s) hanno chiesto di ridurre la spesa militare per destinare maggiori risorse alla sanità pubblica, denunciando il sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale. Gli emendamenti, sui quali il governo ha espresso parere contrario, sono stati respinti dalla maggioranza. Via libera all’ordine del giorno della Lega che chiede di congelare l’aumento dell’età pensionabile. Il governo ha dato parere favorevole all’impegno a valutare la sospensione dell’incremento dei requisiti dal 2027, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica. Archiviato il voto di fiducia, l’Aula si avvia a una lunga seduta fiume per l’esame dei 239 ordini del giorno presentati da maggioranza e opposizioni.
La manovra prevede misure su fisco, welfare e imprese: taglio dell’IRPEF per il ceto medio, revisione dell’ISEE, rottamazione delle cartelle, bonus scuola e congedi parentali. Inclusi anche incentivi alle aziende, riforma del TFR per i neoassunti e aumento delle spese militari. Nel passaggio in Aula sono state stralciate cinque misure [1] simbolicamente rilevanti, tra cui l’esonero per le aziende dal pagamento delle differenze retributive ai lavoratori sottopagati che avessero fatto causa, per dubbi sulla costituzionalità. La linea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti resta improntata alla prudenza: una manovra da circa 22 miliardi per contenere la spesa, accelerare l’uscita dalla procedura di infrazione europea e riportare il deficit sotto il 3% del PIL, in un contesto internazionale instabile e con un debito pubblico oltre i 3.000 miliardi.

Il taglio dell’IRPEF
Una delle pietre miliari della manovra [2]è il taglio dell’IRPEF per i redditi medio-bassi e medi: la seconda aliquota, che fino a oggi gravava al 35%, scende al 33% per i redditi fino a 50.000 euro lordi. Questa riduzione, calcolata in circa 3 miliardi di euro annui, interessa oltre 13 milioni di contribuenti e si traduce in un beneficio medio di circa 210 euro all’anno per chi ha redditi nella fascia intermedia. La misura si inserisce nel quadro di una riforma fiscale graduale, avviata con interventi sugli scaglioni più bassi nel 2024. Anche se il taglio avvantaggia in particolare i lavoratori dipendenti, l’effetto netto varia in funzione delle situazioni individuali e si attenua per chi supera la soglia dei 200.000 euro lordi.
Pensioni: aumenti modesti e regole nuove
Sul fronte previdenziale, la manovra introduce modestissimi incrementi per le pensioni minime, con un aumento di circa 20 euro al mese a partire dal 2026 per i pensionati delle fasce più disagiate. Misure di flessibilità come Opzione donna non sono state prorogate, mentre la APE sociale continua a esistere, seppure con platee più ristrette. Inoltre, l’età pensionabile subirà un incremento graduale: un mese in più nel 2027 e altri due mesi nel 2028, anche se alcune categorie particolari potrebbero vedersi applicate regole differenziate. Dal 1° luglio 2026 è prevista l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti nel settore privato, con possibilità di opt-out entro 60 giorni.
Famiglie, bonus e welfare: tra proroghe e limiti
La manovra conferma diversi bonus per le famiglie e per la casa, come il bonus ristrutturazioni al 50% per la prima abitazione e proroghe di incentivi come il Sismabonus e il bonus mobili fino a un tetto massimo di spesa agevolabile. La cedolare secca sugli affitti brevi resta al 21% per il primo immobile e sale al 26% per il secondo, mentre oltre due appartamenti l’attività è considerata d’impresa. Vi sono nuove esenzioni ISEE, con l’esclusione della prima casa dal calcolo della soglia per determinati benefici, fissata fino a 91.500 euro (e 200.000 euro nelle città metropolitane). Arriva un fondo di 20 milioni per il sostegno abitativo ai genitori separati e uno a sostegno del caregiver familiare con una dotazione di 1,15 milioni di euro per il prossimo anno. Sale da 8 a 10 euro la soglia esentasse dei buoni pasto.

Sanità: risorse insufficienti e scontro con i sindacati
La legge di bilancio stanzia risorse aggiuntive [3] per il Servizio sanitario nazionale, con incrementi destinati alla prevenzione, alle cure palliative, alla stabilizzazione del personale impiegato durante la pandemia e al potenziamento dei servizi territoriali. Tra le novità approvate al Senato, cresce il tetto della spesa per acquisti diretti di farmaci, misura che potrebbe alleviare la pressione finanziaria delle aziende sanitarie, ma è finanziata riducendo il Fondo per farmaci innovativi, scelta che ha suscitato critiche perché potrebbe limitare l’accesso alle nuove terapie. Vengono inoltre promossi fondi per programmi di screening e prevenzione specifici, inclusa la celiachia e l’HIV, e misure per il potenziamento dei servizi territoriali e della medicina di precisione. Nel complesso, la manovra segna passi avanti su alcuni fronti essenziali, ma non mancano le polemiche per le risorse frammentate e i tagli ad ambiti strategici come l’innovazione farmacologica. Secondo i sindacati dei medici e dei dirigenti sanitari, questi interventi restano insufficienti e frammentati: la manovra [4] viene definita “un disastro per il SSN”, soprattutto per il mancato accoglimento degli emendamenti che avrebbero destinato risorse significative al personale, dagli aumenti retributivi extra-contrattuali al sostegno delle condizioni di lavoro, mentre le carenze strutturali e le liste d’attesa continuano ad aggravarsi.
Lavoro e impresa: incentivi fiscali e nuovi contributi
Nel mondo del lavoro, la manovra introduce agevolazioni per i rinnovi contrattuali e per i premi di produttività, con aliquote agevolate al 5% sugli incrementi salariali per i redditi più bassi e detassazione per maggiori compensi legati a produttività o turni. Per le imprese, proseguono incentivi come iperammortamento e crediti d’imposta per investimenti, estesi fino al 2028, mentre iniziative per l’innovazione e le zone economiche speciali restano nel pacchetto. Rimodulato il PNRR: la revisione permette di dirottare le risorse da interventi che hanno incontrato difficoltà o ritardi verso misure più efficaci, come Transizione 4.0, le Zone Economiche Speciali (ZES) e i contratti di filiera, garantendo così il pieno utilizzo delle risorse stanziate. Fondo da 1,3 miliardi per il 2026 per aumentare i limiti del credito d’imposta sugli investimenti effettuati entro il 2025.
Nuove tasse e adeguamenti
Accanto alle misure di sollievo, la manovra introduce nuove imposte e adeguamenti che non mancano di suscitare critiche. Tra queste, una tassa di 2 euro su pacchi di e-commerce extra-UE e poi estesa ai pacchi UE, il raddoppio della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, e aumenti di accise su gasolio e sigarette. Banche e assicurazioni vengono colpite da un aumento strutturale della pressione fiscale e da anticipi forzosi di imposta che riducono margini e liquidità. Viene prorogata a tutto il 2026 la sterilizzazione di sugar tax e plastic tax.

Grandi opere: rifinanziato il Ponte sullo Stretto
La sforbiciata alla spesa pubblica incide su ministeri e grandi opere, con fondi cancellati o rinviati oltre il triennio per alleggerire nell’immediato il bilancio dello Stato. A farne le spese sono soprattutto i territori e i progetti infrastrutturali, come il Ponte sullo Stretto di Messina, le cui risorse [5] già stanziate vengono fatte slittare in avanti a causa dei ritardi nell’iter amministrativo. La manovra rifinanzia l’opera con 780 milioni complessivi nel biennio 2032-2033, spostando 320 milioni al 2032 e 460 milioni al 2033, dopo il mancato perfezionamento degli impegni previsti per il 2025 su residui del 2024. Una rimodulazione che lascia formalmente invariato l’ammontare complessivo delle somme autorizzate, ma rinvia nel tempo la loro effettiva disponibilità.
Bankitalia e l’oro di Stato
Più delicata, e politicamente esplosiva, la norma sulla riserva aurea di Banca d’Italia: un emendamento [6] stabilisce che l’oro “appartiene al Popolo Italiano”, pur nel rispetto dei trattati europei. Una formulazione che ha acceso il faro della Banca Centrale Europea, la quale ha espresso perplessità chiedendo chiarimenti formali. Un passaggio che va oltre la tecnica normativa e tocca il cuore del rapporto tra sovranità nazionale e architettura monetaria europea, trasformando una riga di bilancio in una dichiarazione politica.
Spese militari in aumento
La Manovra 2026 fotografa con chiarezza l’accelerazione della spesa per la difesa, che nel 2026 raggiungerà circa 32,4 miliardi di euro, con un incremento di 1,1 miliardi rispetto all’anno precedente. Un aumento che, secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto [7], non è comunque sufficiente a centrare gli obiettivi fissati dalla NATO, che spinge i Paesi membri verso un progressivo riallineamento delle spese militari a quote sempre più elevate del Pil nei prossimi anni, entro il 2035. La manovra va oltre il semplice incremento degli stanziamenti: tra gli emendamenti compare anche una norma [8] che punta esplicitamente a favorire la produzione e il commercio di armamenti, rafforzando il ruolo dell’industria bellica nazionale attraverso incentivi, semplificazioni e sostegno ai progetti legati ai materiali d’armamento. Una scelta che ha suscitato forti critiche da parte di opposizioni e associazioni pacifiste, che denunciano una torsione sempre più marcata verso il riarmo e l’industria militare, a scapito di investimenti in sanità, welfare e servizi civili.

Caccia, la misura che introduce il “ritorno alle riserve”
Nel corso dell’esame della Legge di Bilancio 2026 in Senato è tornato a far discutere un tema che va oltre il fisco e tocca ambienti e passioni radicate: la caccia [9] e le cosiddette riserve faunistico-venatorie. Con emendamenti presentati da esponenti di Fratelli d’Italia e Lega è stata inserita nella manovra una norma che di fatto ripristina – almeno sul piano giuridico – la possibilità di gestire riserve di caccia a pagamento e di trasformare le aziende faunistico-venatorie in attività con scopo di lucro, abolendo un divieto che era in vigore dal 1978 e che mirava a evitare finalità commerciali nella gestione del patrimonio faunistico statale. La proposta ha già ottenuto l’ok in Commissione e ha suscitato forti critiche da parte di associazioni ambientaliste e di opposizione, che denunciano rischi per la biodiversità e per la tutela della fauna selvatica, e preoccupazioni circa l’impatto sul patrimonio naturale italiano.

Critiche, consenso e scenari futuri
La Manovra 2026 si presenta come un intervento complesso e prudente, frutto di ampie mediazioni politiche. Ha ottenuto il via libera istituzionale, con la Commissione europea che ne ha riconosciuto il rispetto dei vincoli di bilancio, pur sollecitando riforme strutturali. Restano però forti critiche interne e proteste sociali: sindacati e opposizioni segnalano rischi di maggiore precarietà, salari in crescita insufficiente e risorse per la sanità non adeguate ai bisogni a discapito di ingenti spese militari e per la difesa. Il provvedimento tenta di bilanciare la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio con la tutela dei servizi pubblici, in un contesto europeo che limita i margini di manovra. Pur garantendo l’equilibrio dei conti, manca una visione strutturale capace di affrontare le fragilità economiche e sociali. Le risorse sono frammentate e orientate al breve periodo, mentre investimenti in innovazione, istruzione e produttività risultano insufficienti. Ne deriva un equilibrio fragile tra crescita, equità e sostenibilità, che il prossimo governo dovrà affrontare con scelte più incisive nel 2026.