- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Incontro Trump-Zelensky: i nodi irrisolti del piano di pace dietro l’ottimismo di facciata

Domenica il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato il presidente statunitense Donald Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per parlare del nuovo piano [1] in venti punti per la pace, elaborato congiuntamente da Washington e Kiev. L’incontro è stato preceduto da una lunga telefonata con Vladimir Putin. In conferenza stampa, Trump è apparso ottimista: «Non voglio dire quando, ma penso che arriveremo alla pace». Il presidente degli Stati Uniti ha parlato di significativi progressi e della prospettiva di un accordo «nelle fasi finali», ma il piano di pace resta in gran parte teorico, privo di passi concreti e segnato da «uno o due temi spinosi», ossia da questioni strategiche e territoriali ancora aperte, tra cui il Donbass, la centrale nucleare di Zaporizhzhia e l’adesione dell’Ucraina alla NATO.

Prima dell’incontro a Mar-a-Lago, Trump ha tenuto una lunga telefonata [2] con Vladimir Putin, definita dal tycoon sul social Truth «molto produttiva», in cui i due leader sono stati concordi nel ritenere che un semplice cessate il fuoco temporaneo potrebbe prolungare anziché risolvere il conflitto. Davanti ai giornalisti, Trump ha sostenuto che Putin è interessato alla pace quanto Zelensky, evitando qualsiasi critica sui recenti bombardamenti russi e mettendo sullo stesso piano le offensive di Mosca e gli attacchi ucraini in territorio russo. Da parte sua, il Cremlino ha sollecitato Kiev a compiere “una decisione coraggiosa” sulla regione del Donbass, cuore delle dispute territoriali e politico-militari che influenzano il futuro assetto del conflitto. Washington e Kiev non hanno ancora trovato una linea comune, mentre Mosca pretende la cessione integrale di territori che considera strategici. Zelensky continua a respingere la richiesta russa, proponendo che i combattimenti nel Donetsk vengano congelati sulle attuali linee del fronte e la creazione di una zona cuscinetto neutrale e demilitarizzata, supervisionata da forze internazionali. Verrebbero inoltre intensificati i colloqui con gli Stati Uniti su un accordo di libero scambio nel Donbass.

Trump [3] ha definito il dialogo con Zelensky «molto costruttivo» e ha suggerito che un accordo potrebbe esser raggiunto «in un paio di settimane». Il tycoon non ha escluso un futuro viaggio in Ucraina o un intervento diretto al parlamento di Kiev per presentare il piano di pace. Anche Zelensky ha parlato di «importanti progressi», tra cui «l’approvazione» del 90% del piano di pace e di alcune «garanzie di sicurezza» per l’Ucraina, oltre a «un piano di prosperità in fase di finalizzazione», che prevede 800 miliardi di dollari di aiuti per ricostruire le infrastrutture e l’economia ucraina del dopoguerra. Tuttavia, i due leader hanno evitato di entrare nei dettagli di punti critici, come la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, le garanzie di sicurezza vincolanti per l’Ucraina e la futura adesione di Kiev alla NATO, che resta per la Russia una linea rossa invalicabile. Sul primo punto, Trump sostiene che Putin stia lavorando insieme all’Ucraina per riaprire la centrale più grande d’Europa, ma non ha specificato in che modalità questo starebbe avvenendo. Zelensky la considera cruciale per la ricostruzione e propone un controllo parziale ucraino con gestione congiunta con gli Stati Uniti, che si occuperebbero anche di garantire a Mosca una quota dei benefici, evitando un accordo diretto tra Kiev e il Cremlino. A loro volta, gli Stati Uniti potrebbero raggiungere un accordo con la Russia affinché le venga garantita la sua parte. Zelensky ha confermato che i colloqui con Washington stanno convergendo su un’intesa per garantire la sicurezza del Paese anche dopo un eventuale cessate il fuoco, attraverso un sistema di garanzie che includerebbe una forza armata permanente di 800.000 soldati, sostenuta finanziariamente dai partner occidentali.

Tra le richieste di Kiev anche l’ingresso nell’Unione europea, possibilmente con una data certa. Ma su questo punto Bruxelles rimane cauta. Nel confronto con Zelensky, Trump ha coinvolto anche i leader europei, indicando un ruolo dell’Europa nelle future garanzie di sicurezza per Kiev, ma senza dettagli operativi. Da Giorgia Meloni e da Ursula von der Leyen è arrivato l’invito a mantenere coesione. Di diverso avviso il Cremlino: «L’Europa e l’Unione Europea sono diventate il principale ostacolo alla pace», ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov [4]. Dietro l’ottimismo sbandierato da Trump in conferenza stampa, il panorama negoziale è ancora lontano da un’intesa stabile e condivisa.

Avatar photo

Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.