Cresce la tensione tra Venezuela e Stati Uniti. Gli attacchi autorizzati dalla Casa Bianca verso decine di imbarcazioni al largo delle coste venezuelane hanno causato la morte di oltre 100 persone, come denunciato da un gruppo di esperti incaricati dall’ONU. Questi ultimi hanno sottolineato l’illegalità del blocco navale americano, di fatto «un uso proibito della forza militare» che attiva «un diritto di legittima difesa» per lo Stato vittima. Il Venezuela è in stato di mobilitazione, di fronte a quelli che il suo presidente, Nicolás Maduro, ha definito atti di «pirateria e saccheggio delle risorse di Stati sovrani», invitando l’omologo Donald Trump ad abbandonare le mire espansionistiche, suscettibili di rendere il Paese caraibico un nuovo teatro della terza guerra mondiale a pezzi.
Continuano le operazioni militari statunitensi al largo delle coste venezuelane, a distanza di oltre due mesi dalle prime minacce. Il dispiegamento di migliaia di soldati si affianca agli affondamenti di almeno venti piccole imbarcazioni accusate di narcotraffico, che hanno causato più di 100 esecuzioni extragiudiziali. Secondo la Casa Bianca, il governo di Maduro foraggerebbe il traffico di stupefacenti nell’ambito del Cartel de los Soles, la cui stessa esistenza non è stata ancora verificata. Le accuse, unitamente al rispolvero del ruolo del poliziotto del mondo e all’accondiscendenza degli alleati, hanno permesso agli Stati Uniti di stringere la morsa intorno al Venezuela, mettendo nel mirino il petrolio di cui è ricco. Se formalmente le azioni statunitensi sono mosse dalla volontà di spezzare il presunto sostegno di Maduro al narcotraffico, l’interesse economico e le pressioni politiche per un cambio di regime sono evidenti.
Pochi giorni fa, Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti terranno il carico di petrolio venezuelano (4 milioni di barili) sequestrato al largo delle coste di Caracas. In un intervento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’ambasciatore statunitense Mike Waltz ha dichiarato che «gli Stati uniti faranno tutto ciò che rientra nel loro considerevole potere per proteggere il nostro emisfero, i nostri confini e il popolo americano». Il rispolvero della dottrina Monroe a distanza di 2 secoli dalla sua messa a punto ha incontrato l’indignazione del Venezuela. Nella stessa sede, Samuel Moncada, il rappresentante di Caracas all’ONU ha infatti descritto le azioni di Washington come la «più grande estorsione della nostra storia», accusando l’amministrazione Trump di «saccheggio, depredazione e ricolonizzazione».
Oltre all’indignazione dello Stato caraibico, gli attacchi USA hanno attivato il Consiglio ONU per i diritti umani, che ha delegato un’indagine a un gruppo di 4 esperti indipendenti. Secondo questi ultimi, «non esiste alcun diritto di imporre unilateralmente delle sanzioni tramite un blocco armato», il quale si configura come «un uso proibito della forza militare» che attiva «un diritto di legittima difesa» per lo Stato vittima. Il gruppo di esperti ha poi auspicato delle indagini ulteriori sulle morti causate dagli attacchi USA, contro il basilare diritto alla vita.
Se continuerà, la guerra politico-economica del petrolio avrà ripercussioni sull’intero mercato energetico globale (e globalizzato), rischiando di consegnare a quella che Papa Francesco [1] definiva la terza guerra mondiale a pezzi un nuovo tassello strategico. Cina e Russia hanno condannato in sede ONU la pressione militare ed economica esercitata dagli Stati Uniti sul Venezuela; l’Europa, trincerata nel silenzio, conferma invece la marginalità geopolitica in cui si è impantanata negli ultimi tempi.