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Caccia, in Manovra la misura di FdI e Lega che introduce il “ritorno alle riserve”

Tra emendamenti sulle armi e aumenti di pensione, nella legge di bilancio non poteva mancare anche un riferimento alle attività venatorie. Sono infatti due gli emendamenti – a firma De Carlo e Garavaglia, rispettivamente Fratelli d’Italia e Lega – presenti nella manovra che riguardano la caccia: con essi, la maggioranza intende permettere alle «aziende faunistico-venatorie» presenti nel nostro Paese di organizzarsi «in forma di impresa individuale o collettiva soggette a tassa di concessione regionale», riaprendo al lucro nelle attività di caccia dopo quasi 50 anni. A lanciare l’allarme è Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC [1]), che parla di «ritorno delle riserve di caccia a pagamento». Le misure, così come la legge di bilancio, sono state approvata ieri – 23 dicembre – dal Senato, e ora passeranno alla Camera.

Gli emendamenti alla legge di bilancio a firma De Carlo e Garavaglia sono rispettivamente il numero 6.0.8 [2] e il numero 6.0.7 [3]; essi, dal contenuto pressoché identico, vogliono «autorizzare, regolamentandola, l’istituzione di aziende faunistico-venatorie, organizzate in forma di impresa individuale o collettiva soggette a tassa di concessione regionale»; permettono, insomma, alle attuali aziende faunistico-venatorie, istituti privati senza scopo di lucro con finalità naturalistiche, di organizzarsi e operare sotto forma di impresa, e, dunque, di guadagnare per la loro attività. «Le concessioni», continuano gli emendamenti «sono corredate di programmi di conservazione e di ripristino ambientale al fine di garantire l’obiettivo naturalistico e faunistico, conservando, ripristinando e migliorando l’ambiente naturale e la sua biodiversità. In tali aziende la caccia è consentita nelle forme e nei tempi indicati dal calendario venatorio secondo i piani di abbattimento». La caccia, dunque, resta una attività gestita dagli enti pubblici.

Abolendo il divieto di lucro, denuncia la LAP, gli emendamenti di FdI e Lega compiono un importante passo avanti per il sostanziale ripristino delle riserve di caccia, scomparse con la legge n. 968 del 1977. Essa stabiliva che «la fauna selvatica italiana costituisce patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale», introducendo la regolamentazione delle attività venatorie da parte dello Stato e il passaggio [4] dal diritto soggettivo di cacciare alla caccia controllata; la legge sarà poi sostituita dalla legge n. 156 del 1992, che passa dalla caccia controllata a quella programmata. 

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.