La notte in Commissione Bilancio al Senato si è chiusa con uno stallo e un colpo di scena. Al centro dello scontro, l’emendamento omnibus del governo, con le sue norme sulla pensione che hanno fatto scattare l’ultimatum della Lega. Il braccio di ferro, serrato e senza sbocchi, ha costretto l’esecutivo a un ripensamento dell’ultimo minuto: l’intero pacchetto è stato ritirato per essere riscritto da zero. Nella nuova versione, che sarà sul tavolo questa mattina, delle misure pensionistiche più discusse non resterà traccia. A sopravvivere, per sbloccare l’iter, saranno solo le parti tecniche e non negoziabili: i fondi per il Pnrr, l’iper-ammortamento e l’anticipo della ritenuta per le imprese. Ma la partita vera, quella che divide la maggioranza, è semplicemente stata rinviata: il nodo delle pensioni è stato scaricato su un futuro decreto legge, mentre in Aula si tenta di salvare la corsa contro il tempo per approvare la Manovra.
La giornata di ieri è stata segnata da tensioni crescenti in Commissione Bilancio del Senato. Il governo aveva presentato un nuovo testo che faceva marcia indietro su un punto, cancellando completamente la misura che depotenziava il riscatto della laurea breve. Il ministro Giancarlo Giorgetti aveva chiarito che con questa correzione «sono stati tenuti indenni tutti coloro che hanno fatto il riscatto fino adesso». Tuttavia, il nuovo schema manteneva l’altra norma contestata [1]: il progressivo allungamento, fino a sei mesi, del periodo di attesa (la “finestra mobile”) tra il momento in cui si maturano i requisiti per la pensione anticipata e la decorrenza effettiva dell’assegno. È stato proprio questo a scatenare il veto della Lega. Di fronte all’intransigenza dell’alleato, il governo ha scelto di snellire drasticamente il maxi-emendamento. Come annunciato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, nella notte, dalla Manovra è stato stralciato quasi tutto. Oltre al pacchetto completo sulle pensioni, sono state escluse e rimandate al futuro decreto anche altre importanti misure economiche, come i fondi per la Transizione 4.0 e per le Zone Economiche Speciali. Nel testo del provvedimento sono state salvate solo le parti considerate essenziali per la stabilità finanziaria e gli impegni con l’Europa, in particolare le disposizioni collegate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e quelle sul superammortamento per le imprese.
L’opposizione ha colto l’occasione per attaccare l’esecutivo. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato la premier Giorgia Meloni di essere «campionessa di incoerenza», mentre Italia Viva ha chiesto al ministro Giorgetti di riferire in Commissione su quanto accaduto. A ogni modo, ad ora la soluzione adottata rappresenta una tregua, ma non risolve la partita. La Lega non ha ottenuto l’abolizione della norma sulle finestre pensionistiche, ma soltanto il rinvio, costringendo il governo a una riprogrammazione. Ora l’esecutivo dovrà lavorare a un nuovo testo per il decreto legge, trovando anche le coperture finanziarie per misure che, stando alle stime della Ragioneria, valgono circa due miliardi di euro di risparmi, di cui 1,4 miliardi solo dalle finestre nel 2035.