La giunta regionale sarda guidata da Alessandra Todde è indirizzata a dare al più presto il via libera al raddoppio degli impianti della Rwm Italia, la controllata del colosso tedesco Rheinmetall che a Domusnovas, nel Sulcis, produce bombe, mine, droni e sistemi d’arma. Una decisione molto contestata, che sta per essere formalizzata e che rappresenta una sonora delusione per il fronte ambientalista e pacifista che aveva sostenuto l’elezione della governatrice, il quale promette già battaglia in tribunale e nelle piazze. L’approvazione, giustificata da Todde con i pareri tecnici favorevoli ricevuti e il rischio di commissariamento in caso di diniego, autorizzerebbe l’ampliamento di uno stabilimento che esporta ordigni verso teatri di guerra, sancendo la vittoria della logica industriale e occupazionale in un’area con un tasso di disoccupazione giovanile prossimo al 40%.
La decisione deve arrivare nel rispetto dei termini fissati da una pronuncia del TAR del mese scorso, che ingiunge alla Regione di deliberare entro il 16 dicembre. La governatrice, esponente del Movimento 5 Stelle, ha motivato la sua intenzione affermando di avere «un ruolo istituzionale da svolgere sino in fondo, piaccia o non piaccia». «Potrei strappare qualche applauso se dicessi no alla Valutazione di Impatto Ambientale per Rwm, negando una nuova autorizzazione per i manufatti già realizzati, e il giorno dopo mi ritroverei i tribunali e gli uffici dello Stato che commissariano la Regione – ha aggiunto la governatrice –. Il parere degli uffici della Regione va rispettato e applicato».
Tuttavia, questa giustificazione tecnica non ha placato le proteste. Il fronte del no, che riunisce associazioni come Italia Nostra, Usb Sardegna, il Comitato per la riconversione della Rwm e War Free, contesta radicalmente la validità della valutazione ambientale positiva. In una lettera [1] inviata a Todde, che si è anche trasformata in una petizione su Change.org, gli ambientalisti evidenziano come lo stabilimento sia classificato «“ad alto rischio di incidente rilevante” realizzato all’interno dell’area di rispetto di un corso d’acqua ad alto rischio di esondazione». La domanda che pongono è tagliente: «come si può parlare di bassi rischi ambientali?».
La protesta, però, non si limita al profilo della sicurezza. Gli oppositori sollevano una pesante questione politica ed etica, ricordando che un’eventuale decisione positiva «consentirebbe di ampliare il business di una fabbrica che produce ordigni di tutti i tipi, persino Droni Killer israeliani, che esporta poi verso paesi impegnati nelle guerre in corso, come l’Arabia Saudita, l’Ucraina, la Turchia». I firmatari lanciano un appello alla governatrice: «Presidente Todde, la pace è la più grande opera di prevenzione delle catastrofi climatiche e della perdita del senso di umanità, Le chiediamo di spendersi in questa direzione. Ci troverà al suo fianco. C’è ancora un po’ di tempo, ci ripensi, non tradisca i suoi principi e quelli di chi ci ha creduto dandole il voto, ma anche di chi, pur non avendola votata, è pronto a sostenere con lei questa causa». Ove invece la Regione dovesse dare parere favorevole, avvertono gli scriventi, da parte loro «sarebbe scontato un ricorso al TAR».
L’intenzione della governatrice crea frizioni anche all’interno della sua maggioranza. Mentre da partiti come Pd, Verdi e Orizzonte Comune è calato un imbarazzato silenzio, Sinistra Futura ha annunciato il suo voto contrario in giunta. Il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Enrico Lai, ha parlato senza mezzi termini di «scelta scellerata». La decisione risulta ancora più stridente considerando il contesto in cui Todde l’ha preannunciata: un convegno nazionale [2] dell’Arci a Cagliari dedicato a promuovere collaborazione e pace nel Mediterraneo.
Il nodo centrale rimane quello occupazionale. La Rwm, che nel 2023 ha registrato un utile di 19 milioni di euro, rappresenta un datore di lavoro cruciale in un’ex area mineraria in cerca di riscatto. L’ampliamento promette nuovi posti in un territorio stremato. Tuttavia, i critici accusano l’azienda di aver già ampliato alcuni reparti frazionando i lavori, eludendo così le norme della Via.
Con l’imminente via libera politico, nel Sulcis aumenterebbe la produzione di bombe, droni, testate per missili e sistemi subacquei. Per la Rheinmetall si tratterebbe di un affare importante, per i movimenti pacifisti di una ferita e per Alessandra Todde di una pesante grana politica. La battaglia, in attesa del voto formale della giunta, è già iniziata e si prepara a spostarsi sui tavoli del TAR, oltre che nelle piazze sarde. Una mobilitazione trasversale – che unisce ambientalisti, antimilitaristi, sindacati di base e una parte del mondo cattolico, anche sulla scia di recenti prese di posizione della Conferenza Episcopale – si prepara a far sentire la sua voce contro quella che considera una scelta immorale e pericolosa.