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USA: nel nuovo piano per la sicurezza di Trump l’UE rischia la “cancellazione di civiltà”

Sovranismo, appoggio alle destre e correzione della «traiettoria europea», dove «censura e repressione politica» (verso le destre) renderanno il continente irriconoscibile «in meno di vent’anni». Sono questi alcuni dei punti centrali della nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America, nella quale l’Europa è dipinta come un continente in declino, prossima alla «cancellazione della civiltà». Dal canto suo, l’Europa ha cercato di minimizzare il contenuto del rapporto, con l’Alta Rappresentante Kaja Kallas che si è limitata a ricordare che «gli Stati Uniti sono il nostro più grande alleato» ed è «nel loro interesse» continuare a collaborare con l’UE. La politica italiana aderisce invece alle posizioni di Trump, cavalcando il suo discorso per sottolineare la necessità di investire ulteriormente nel settore bellico.

Il documento [1] diffuso ieri specifica che la strategia punta a far rimanere gli Stati Uniti «la nazione più forte, ricca, potente e di successo» al mondo. Affinchè questo possa accadere, è necessario plasmare la direzione politica degli alleati e le relazioni commerciali con l’esterno. Abbandonando definitivamente il pretesto dell’esportazione della democrazia per influenzare le politiche economiche degli altri Paesi, il documento specifica che non è necessario imporre «cambiamenti sociali» radicali per rafforzare i propri legami. Di fatto, è necessario puntare al rafforzamento del sistema Stato-nazione, in quanto «il mondo funziona meglio quando le nazioni rendono prioritari i propri interessi». Al contempo, tuttavia, «nessuna nazione può diventare tanto dominante da minacciare i nostri interessi».

Se, per quanto riguarda la politica interna, è necessario rafforzare l’apparato militare in ottica della deterrenza e fermare del tutto l’immigrazione, è anche necessario che l’emisfero occidentale rimanga «ragionevolmente stabile» e «ben governato», in modo da «scoraggiare la migrazione di massa negli Stati Uniti». L’era in cui gli Stati Uniti «sostenevano l’intero ordine mondiale» è finita: ora, gli alleati delle nazioni avanzate devono prendersi la responsabilità della stabilità della propria regione – ubbidendo però ai dettami imposti dagli USA, come quello che impone ai Paesi NATO di spendere il 5% del proprio PIL nella Difesa.

In questo contesto, secondo gli Stati Uniti, l’Europa sta rimanendo indietro: non solo per via della spesa militare insufficiente e della stagnazione economica, ma anche per problematiche più profonde che la espongono alla «cancellazione della civiltà», che potrebbe avvenire da qui a meno di vent’anni. Le politiche migratorie, le «attività dell’Unione Europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà e la sovranità politica», la censura e la repressione dell’opposizione politica, oltre al crollo della natalità e alla «perdita di identità nazionali e fiducia in sè stessi», sono tutte problematiche centrali in questo senso, sostiene il documento, che rendono molti Stati dell’UE alleati non affidabili per gli Stati Uniti. «Vogliamo che l’Europa rimanga europea, riacquisti fiducia nella sua civiltà». E per farlo è necessario «correggere la propria traiettoria», ristabilendo rapporti equilibrati con la Russia, costruendo un proprio sistema di difesa autonomo e promuovendo la crescita dell’influenza di «partiti europei patriottici» (ovvero i partiti di destra, esplicitamente appoggiati dagli Stati Uniti con interventi [2] del vicepresidente Vance stesso).

Se l’UE ha ostentato una tiepida reazione al documento, la politica italiana ha immediatamente aderito alla linea di Trump. Il ministro della Difesa Crosetto ha commentato [3]: «Trump ha esplicitato che l’UE non gli serve» nella «competizione sempre più difficile, complessa e dura con la Cina», perchè «non ha risorse naturali particolarmente rilevanti o utili», «sta perdendo la competizione sull’innovazione e la tecnologia» e «non ha potere militare», suggerendo dunque ulteriori investimenti nel settore bellico come via della redenzione. Posizione analoga a quella della presidente del Consiglio Meloni, che intervistata da Mentana ha sostenuto [4] come non vi sia «un incrinarsi dei rapporti tra Stati Uniti ed Europa» e di essre d’accordo su alcuni punti delineati da Trump. Tra questi, «la correzione della politica migratoria dell’UE» e «processo storico inevitabile» cui stiamo assistendo, ovvero che «l’Europa deve capire che per essere grande deve essere in grado di difendersi da sola e non può dipendere dagli altri». Un cambiamento che ha «un costo economico» e «produce una libertà politica».