È durato cinque ore l’incontro che ha visto sedere allo stesso tavolo l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff, insieme all’uomo d’affari e genero di Trump Jared Kushner, e il presidente russo Vladimir Putin, per discutere di una soluzione pacifica al conflitto russo-ucraino. Secondo quanto emerso a incontro concluso, non sono stati raggiunti nuovi accordi e non è stato messo in programma un futuro incontro tra Putin e il suo omologo statunitense Donald Trump. Non sarebbe stato discusso in dettaglio nemmeno il contenuto dei piani di pace elaborati dagli Stati Uniti e consegnati a Mosca nelle scorse settimane. Tuttavia, le parti hanno definito lo scambio «costruttivo» e si sono impegnate per condurre nuovi colloqui.
Secondo quanto riferito dal funzionario russo Yuri Ushakov, citato [1] dalla Tass, l’incontro tra Witkoff e Putin è stato «costruttivo» e «significativo» e sono state discusse «approfonditamente le prospettive di un ulteriore lavoro congiunto per raggiungere una soluzione pacifica a lungo termine». Sul tavolo vi erano le proposte consegnate dagli Stati Uniti a Mosca (quattro documenti, riferisce Ushakov, consegnati dopo la proposta di pace in 28 punti), ma nessun punto è stato discusso nelle sue «formulazioni specifiche», quanto piuttosto nella sua «essenza stessa». Ushakov non ha rivelato il contenuto di tali documenti, ma ha detto che riguardano tutti possibili soluzioni di pace. Per la Russia, alcune idee americane sono accettabili, altre non sono adeguate. Ad essere discusse in modo specifico, invece, sarebbero state le questioni territoriali, ma anche su queste non sono emersi ulteriori dettagli. Le parti avrebbero poi commentato le «azioni distruttive» messe in campo da parte europea. Insieme a Jared Kushner, poi, si sarebbero discusse le «enormi prospettive di futura collaborazione economica» tra i due Paesi. Secondo quanto riferito dalla TASS, Witkoff e Kushner non hanno in programma di passare dall’Ucraina, ma rientreranno direttamente negli USA.
Il piano di pace in 28 punti (ancora «in evoluzione», secondo quanto riferito dalla Casa Bianca) è stato presentato [2] dagli Stati Uniti nelle scorse settimane e ha fatto storcere il naso tanto a Zelensky quanto all’UE – tagliata fuori dalle trattative. Al suo interno vi sarebbero infatti alcune clausole che Kiev e gli alleati giudicano assurde e inaccettabili, come la cessione del Donbass. Tra i punti, vi sarebbero anche la non integrazione futura dell’Ucraina nella NATO e l’impegno, da parte di quest’ultima, a non schierare truppe nel Paese, il riconoscimento di Crimea, Lugansk e Donetsk come regioni russe, anche da parte degli USA, e una parziale smilitarizzazione dell’Ucraina. Il NYT riferisce [3] che, proprio a causa delle critiche da parte di Kiev e UE, il contenuto del piano è stato leggermente rivisto.
Poche ore prima dei colloqui, Putin aveva incontrato i giornalisti e aveva sottolineato [4] che Mosca non intende entrare in guerra con l’Europa, «come già detto centinaia di volte». Tuttavia, se l’Europa dovesse dichiarare guerra, la Russia risponderebbe subito. Giusto poche ore prima, il presidente del comitato militare NATO Giuseppe Cavo Dragone, la più alta carica prevista dal Patto Atlantico, aveva dichiarato [5] alla stampa che l’Alleanza sta valutando «attacchi preventivi» contro la Russia, spiegando che potrebbero essere considerati una «azione difensiva» a fronte della cosiddetta «minaccia ibrida» proveniente dalla Russia. Secondo Dragone, la NATO sarebbe troppo passiva nella presunta ricezione di attacchi informatici e di sabotaggio, e per tale motivo dovrebbe assumere un atteggiamento «proattivo» e «aggressivo».
Secondo Putin, dunque, l’Europa, non ha un programma di pace, ma è «dalla parte della guerra» e si è per questo «esclusa da sola» dai colloqui di pace. «Sono stati loro stessi a ostacolare i colloqui di pace e stanno ostacolando il presidente Trump», cercando di «imporre all’Ucraina richieste assolutamente inaccettabili per la Russia, e ne sono consapevoli». Il presidente ha poi commentato che le autorità di Kiev si comportano «come se vivessero su un altro pianeta», senza consapevolezza della situazione attuale, economica e sul campo.