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La tangentopoli ucraina è arrivata al cerchio magico di Zelensky

Un sistema di tangenti e appalti truccati nella società statale dell’energia nucleare Energoatom, con richieste del 10-15% su vari contratti. È l’accusa avanzata dalle agenzie anticorruzione NABU e SAPO nei confronti di politici e imprenditori ucraina che avrebbero rubato allo Stato una cifra tra i 75 e i 100 milioni di euro. L’inchiesta ha portato alla luce un sistema radicato, capace di prosperare nell’ombra sfruttando l’emergenza bellica come scudo politico, malgrado la retorica riformatrice del governo. La tangentopoli ucraina [1] si è trasformata in un terremoto politico che si spinge fino al “cerchio magico” di Volodymyr Zelensky che, quando arrivò governo nel 2019, portò con sé una trentina di fedelissimi provenienti dal mondo dello spettacolo. Oggi, travolti da scandali e defezioni, di quel gruppo non è rimasto più nessuno.

Fra i principali indagati figura Timur Mindich, imprenditore ed ex socio di Zelensky nello studio di produzione Kvartal 95 fondato prima dell’elezione, individuato come presunto “deus ex machina” della pista corruttiva e fuggito in Israele poco prima delle perquisizioni. Le rivelazioni del deputato Oleksiy Goncharenko e del giornalista Volodymyr Boiko hanno portato alla luce un documento della NABU in cui si sostiene che l’oligarca avrebbe sfruttato la legge marziale, la sua amicizia con Zelensky e i legami con funzionari ed ex funzionari per arricchirsi illegalmente. Tra gli indagati figurano anche l’ex vicepremier Oleksiy Chernyshov, sospettato d’aver ricevuto 100mila euro e l’ex ministro dell’Energia (poi ministro della Giustizia) Herman Halushchenko. La ministra dell’Energia, Svitlana Hrynchuk, non ancora incriminata ma accusata d’omessa vigilanza, s’è dovuta dimettere. Nell’inchiesta è coinvolto anche Rustem Umerov, il capo del Consiglio di sicurezza nazionale, ex ministro della Difesa, che il leader ucraino ha scelto al posto del dimissionario Andry Yermak, per guidare la delegazione ucraina ai negoziati sul piano di pace. Il suo nome è emerso come possibile anello di congiunzione tra il sistema di tangenti e alcuni appalti nel settore della difesa, in particolare in relazione a forniture gestite da un gruppo che ruotava attorno a Mindich.

Per Zelensky il colpo è politico prima ancora che giudiziario. Il presidente aveva costruito il proprio consenso sulla promessa di sradicare le pratiche corruttive che affliggono l’Ucraina da decenni. Ora è proprio il suo cerchio magico a finire sotto accusa. E questo, come ha rimarcato lo stesso presidente Donald Trump dopo i colloqui in Florida, “complica le cose”. L’Operazione Midas è la radiografia di un sistema che si è arricchito lucrando sulla guerra e che, nonostante i proclami e gli appelli alla trasparenza, continua a replicare i suoi antichi vizi, mettendo in luce le fragilità di un sistema di potere accentratore, incapace di accettare critiche e incline a premiare la lealtà più dell’efficienza.

L’opinione pubblica assiste con crescente sfiducia, mentre tra gli alleati internazionali serpeggia il timore che lo scandalo possa indebolire non solo Zelensky, ma la credibilità stessa di Kiev nel momento più delicato del conflitto, in cui il piano di Trump per risolvere la crisi ucraina sta prendendo forma, nonostante i tentativi di sabotaggio degli “alleati” europei. Proprio ieri, Zelensky ha ricevuto un forte sostegno dal suo omologo francese Emmanuel Macron, che ha ribadito l’impegno degli europei per ottenere «una pace giusta e duratura». In conferenza stampa accanto al presidente francese, il leader ucraino ha nominato i tre punti al centro delle discussioni di questi giorni: la questione territoriale, il problema dei finanziamenti per la ricostruzione e le garanzie alla sicurezza da parte di Stati Uniti ed Europa. Punti che saranno all’ordine del giorno dell’incontro odierno tra l’inviato americano Steve Witkoff e Vladimir Putin. La Russia, ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, conta di avere dalla delegazione americana maggiori informazioni sulle proposte americane concordate con i negoziatori ucraini. Intanto, Mosca rivendica la liberazione e il controllo di Pokrovsk, città del Donetsk fulcro della guerra da mesi, e di Volchansk, nel Kharkiv. Secondo l’Institute for the Study of War (Isw [2]), le forze russe hanno realizzato a novembre il loro più grande avanzamento sul terreno in Ucraina nell’ultimo anno, conquistando circa 700 chilometri quadrati.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.