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Il governo del “compra italiano” affida le forniture di Palazzo Chigi ad Amazon

Correva l’anno 2018 e Giorgia Meloni, all’epoca fiera sovranista, affermava: «Agli italiani dico: non comprate su Amazon perché la nostra pigrizia può costarci caro, comprate al dettaglio, sosteniamo i commercianti e gli artigiani italiani». Ora, invece, la presidenza del Consiglio ha siglato un patto da 135 mila euro con la multinazionale americana, dalla quale acquisterà le forniture per i prossimi tre anni.

Le tipologie di prodotti per i quali il governo potrà rifornirsi da Amazon sono molteplici e vanno dalla fotografia ai libri, dalla ferramenta agli arredi per l’ufficio, passando anche per i grandi elettrodomestici. Il contratto [1], della durata di 24 mesi, potrà essere rinnovabile per altri 12. Palazzo Chigi smetterà così di fare approvvigionamento dai piccoli produttori e dalle catene locali italiane, con le ripercussioni socio-economiche che questo comporta. Eppure, l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è in passato più volte espressa esplicitamente contro l’acquisto da Amazon, motivando la sua posizione con la necessità di tutelare il commercio al dettaglio e le piccole realtà imprenditoriali italiane. A poche settimane dalla sua vittoria alle elezioni del 2022, poi, il suo governo aveva valutato l’introduzione in legge di Bilancio di una “Amazon Tax”, una tassa sulle consegne a domicilio effettuate dopo acquisti online, con l’obiettivo di aumentare le entrate nelle casse dello Stato e difendere contemporaneamente i piccoli negozi. Nel 2023 poi, in un discorso che già preannunciava un ammorbidirsi delle proprie posizioni rispetto al passato, Meloni aveva ribadito la necessità di governare adeguatamente il commercio elettronico perchè «il suo impatto sul nostro sistema economico e produttivo sia sostenibile».

Eppure, in questo momento più che mai l’industria italiana avrebbe bisogno di sostegno, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che stanno risentendo [2] maggiormente l’impatto di dazi statunitensi, caro energia e della generale crisi del settore manifatturiero. In un contesto simile, per i prossimi tre anni Palazzo Chigi si è invece assicurato l’acquisto di una ampia gamma di beni, ignorando anche le reiterate proteste dei fattorini della multinazionale di Bezos, che hanno scioperato [3] a più riprese in Italia (e in tutto il mondo) per chiedere orari di lavoro più umani e condizioni di sicurezza più dignitose. Per non citare le accuse [4] di complicità nell’“economia di genocidio” dello Stato di Israele” rivolte all’azienda da rapporti ONU, in quanto risulta aver investito direttamente negli insediamenti illegali dei coloni israeliani in Cisgiordania.

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.