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Gaza: secondo uno studio i palestinesi uccisi sarebbero oltre 110mila

Sarebbero almeno 110mila i palestinesi uccisi da Israele durante la guerra di Gaza, negli ultimi due anni, di cui il 27% bambini sotto i 15 anni. Secondo i calcoli del team di ricerca del Max Planck Institute for Demographic Research di Rostock, il numero delle vittime sarebbe stato finora sottostimato: «Non conosceremo mai il numero esatto dei morti», afferma Irena Chen, co-responsabile del progetto. «Stiamo solo cercando di stimare nel modo più accurato possibile quale potrebbe essere un ordine di grandezza realistico».

I ricercatori [1] di Rostock hanno incrociato dati provenienti da fonti differenti e applicato una proiezione statistica per stimare il numero reale delle vittime palestinesi. Oltre alle cifre del Ministero della Salute della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, hanno integrato un’indagine indipendente condotta sulle famiglie e segnalazioni di decessi emerse attraverso i social media. Finora, l’unico riferimento ufficiale restava quello del ministero locale, che nei primi due anni di guerra ha dichiarato 67.173 morti [2]. Tuttavia, diversi gruppi di ricerca hanno già evidenziato come questo conteggio risulti prudenziale, poiché prende in considerazione esclusivamente i decessi formalmente certificati, ad esempio, quelli registrati da strutture ospedaliere. Con il progressivo collasso del sistema sanitario e la chiusura di molti ospedali, il Ministero ha iniziato a basarsi anche sulle notifiche fornite dai familiari, sottoposte a verifica da un apposito comitato. Resta, però, esclusa una quota rilevante di vittime, come quelle rimaste sepolte sotto le macerie dopo i bombardamenti, che non vengono mai ufficializzate. Lo studio di Rostock si inserisce in questo vuoto informativo: fondandosi anche su ricerche precedenti, il gruppo ha elaborato stime articolate della mortalità, analizzando separatamente sesso ed età delle vittime per restituire un quadro più realistico dell’impatto del conflitto sulla popolazione: tra il 7 ottobre 2023 e il 6 ottobre 2025, i morti nella Striscia di Gaza sarebbero compresi tra circa 99.997 e 125.915: la cifra mediana si attesta a 112.069. I calcoli degli scienziati mostrano, inoltre, che circa il 27% dei caduti in guerra sono probabilmente bambini sotto i 15 anni e circa il 24% donne.

Tra i dati utilizzati emerge un sondaggio [3] condotto dal team guidato da Michael Spagat, professore al Royal Holloway College dell’Università di Londra. Il personale locale del Palestinian Center for Policy and Survey Research ha visitato circa 2.000 famiglie, rappresentative di una popolazione di circa 2 milioni nei cinque governatorati di Gaza, chiedendolo loro informazioni sul destino dei propri membri dall’inizio della guerra. Altri studi – come quello pubblicato all’inizio di quest’anno da un gruppo di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine su The Lancet [4] – avevano già suggerito che le vittime potessero essere molto più numerose di quelle ufficiali, stimando fino al 30-40 per cento in più rispetto ai conteggi del governo di Gaza controllato da Hamas. Gli scienziati del Max Planck Institute di Rostock hanno anche calcolato l’impatto della guerra sull’aspettativa di vita nella Striscia di Gaza. Prima della guerra, era di 77 anni per le donne e 74 anni per gli uomini. Per il 2024, i demografi prevedono una cifra di 46 anni per le donne e 36 per gli uomini. Ciò indica che se gli attacchi israeliani dovessero continuare, i palestinesi raggiungerebbero solo questa età media.

Lo studio rafforza le denunce su bombardamenti estesi e sproporzionati, operazioni condotte in contesti densamente abitati e mancata tutela della popolazione civile, temi già sollevati da ONG e organismi internazionali. Oltre il profilo giuridico e politico, emerge una frattura più profonda: l’impatto irreversibile sull’equilibrio sociale e demografico della Striscia. In un territorio che prima della guerra contava circa due milioni di abitanti, la perdita di decine di migliaia di vite rappresenta una devastazione strutturale, che si traduce in generazioni spezzate e in un tessuto comunitario lacerato.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.