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ChatGPT introduce la modalità vocale e cambia il modo di interagire con l’IA

ChatGPT, il chatbot di intelligenza artificiale più noto al grande pubblico, compie un ulteriore passo verso la facilità d’uso integrando direttamente nella sua interfaccia principale la voice mode. Questo aggiornamento rende ancora più immediato l’invio di prompt vocali: gli utenti possono avviare una “conversazione” senza essere reindirizzati in aree terze dell’app, basta toccare l’icona dedicata e la propria voce viene convertita in testo, mentre le risposte del sistema possono apparire sullo schermo anche sotto forma di testo, mappe, immagini o altri elementi visivi.

Secondo quanto riportato nell’annuncio [1] di martedì 25 novembre, la novità rende l’interazione più naturale, eliminando le interruzioni nel flusso comunicativo e favorendo una migliore integrazione tra audio e contenuti visivi. Chi preferisce la modalità “classica” può comunque ripristinare la vecchia interfaccia: nelle impostazioni dell’app mobile è stata introdotta l’opzione Separate mode.

Non è difficile comprendere come sia giustificata questa evoluzione. In passato il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha espresso più volte il suo apprezzamento per il film distopico Lei, assumendolo come punto di riferimento cardine per orientare lo sviluppo tecnologico dell’azienda. Il tacito scopo di questo passo avanti sembra quindi quello di simulare con maggior efficacia un confronto “umano” con il chatbot, senza però compromettere le sue capacità multimodali né la possibilità di soddisfare esigenze pratiche e aspettative degli utenti.

Parallelamente, l’attenzione crescente in questa direzione evidenzia un trend più ampio: le imprese che operano nell’intelligenza artificiale mirano a trasformare questi strumenti in assistenti vocali capaci di sollecitare l’empatia dei consumatori. Una tendenza che può portare gli utenti ad abbassare la guardia, condividendo informazioni intime che finiscono registrate sui server, o affidandosi con eccessiva fiducia a suggerimenti potenzialmente fuorvianti, con il rischio di nuove forme di dipendenza o psicosi.

Relazioni parasociali di questo tipo sono infatti al centro di un numero crescente di nuove app e servizi. Ha suscitato clamore, per esempio, Friend, un dispositivo da indossare come una collana che permette di interagire verbalmente con un’app dedicata sullo smartphone. Inizialmente concepito come Tab, un agente di IA pensato per ottimizzare il lavoro, il progetto è stato riorientato dal suo giovane creatore, Avi Schiffmann, verso un prodotto che fa leva esplicitamente sul desiderio umano di avere compagnia — o almeno un surrogato convincente.

Friend ha però ricevuto riscontri estremamente negativi [2], sia per le sue campagne pubblicitarie provocatorie, sia per l’elevato costo a fronte di funzionalità limitate. Eppure, lo stesso spirito imprenditoriale è riscontrabile altrove. X, ad esempio, ha introdotto chatbot dotati di avatar con cui è possibile, in modo non dissimile da un videogioco, sviluppare livelli di amicizia e persino relazioni sentimentali o erotiche [3]. Intanto continuano a moltiplicarsi le app secondarie che simulano relazioni affettive di vario tipo.

Nel presentare l’IA al mondo, le aziende hanno spesso sostenuto che le criticità attuali — inquinamento, consumi elettrici, aumento dei costi dei device — siano ampiamente compensate dal potenziale di annientare ogni malattia, risolvere il cambiamento climatico e liberare l’umanità dal giogo del lavoro. Tuttavia, i manager che hanno promosso queste visioni ambiziose sembrano, almeno per il momento, più interessati a costruire prodotti capaci di instaurare una condizione per cui i consumatori si legano emozionalmente al prodotto, piuttosto che a realizzare i grandi obiettivi promessi.

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.