Sono già più di 133 mila le firme della petizione online lanciata l’11 novembre dalla associazione animalista Meta Parma su Change.org [1] in sostegno della famiglia anglo-australiana residente nei boschi di Palmoli, nel Chietino, in seguito a un provvedimento del Tribunale per i minori dell’Aquila che ha disposto la sospensione della potestà genitoriale e l’allontanamento dei tre figli. La petizione ribadisce che i genitori «non sono poveri, non vivono in condizioni precarie, hanno semplicemente fatto una scelta» di vita consapevole e alternativa.
La coppia si è stabilita in un’ex casa colonica nei pressi di Vasto, in provincia di Chieti, acquistata nel 2024, insieme ai tre figli: la maggiore di 8 anni, Rose Utopia, e due gemelli di 6, Galorian e Bluebell. Nathan Trevallion, cittadino inglese e Catherine Louise Birmingham, australiana, hanno scelto di vivere senza allaccio elettrico tradizionale ma con pannelli solari e batterie, sufficienti per le necessità quotidiane. La coppia, che rivendica autonomia economica e libertà educativa, ha adottato la modalità di apprendimento domiciliare noto come unschooling, in cui i bimbi non seguono lezioni o programmi scolastici prestabiliti, ma imparano partendo dai propri interessi ed esperienze quotidiane. L’allarme [2] delle autorità è scattato dopo un episodio di intossicazione da funghi velenosi nel settembre 2024, seguito da una segnalazione dei carabinieri che parlavano di “isolamento” e “condizioni abitative non idonee”. Il Tribunale [3] ha disposto l’allontanamento dei tre minori il 13 novembre e l’affidamento in una casa-famiglia, motivando con «la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare» e «il pericolo per l’integrità fisica» nella condizione abitativa. Gli avvocati della famiglia contestano i fatti: sostengono che la figlia maggiore abbia regolare attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza e che i bambini sono seguiti da un pediatra, fanno la spesa al supermercato, regolari gite e hanno contatti con i coetanei.
«Riporterò a casa i miei figli» promette il padre. «Torneremo a essere un nucleo familiare» assicura la madre, l’unica che per ora può stare con i figli nella casa-famiglia. Il legale della famiglia ha annunciato un ricorso contro il provvedimento del tribunale, denunciando «falsità» nell’ordinanza e un sistema “in cortocircuito”. L’avvocato, Giovanni Angelucci, ha spiegato che nel ricorso saranno inseriti anche tutti i certificati di idoneità statica della casa e «un progetto per poter realizzare un bagno adiacente all’abitazione, dotato di un sistema di fitodepurazione». Il legale [4] ha anche chiarito la questione sanitaria: i bambini hanno effettuato il primo ciclo di vaccini obbligatori, ma non hanno completato i richiami successivi, «perché non vanno a scuola». Verranno presentati anche i documenti con la richiesta dei genitori di avvalersi dell’istruzione parentale.
In parallelo, è stata annunciata una manifestazione nazionale di solidarietà per il 6 dicembre a Roma, davanti al ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità, per manifestare contro la decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto l’allontanamento dei tre bambini. A cementare la protesta è una seconda petizione [5] lanciata sempre su Change.org, che definisce il provvedimento una «misura estrema» fondata su un pregiudizio culturale e ribadisce che il caso «riguarda tutti noi». Almeno altre sette petizioni sono state avviate dopo il provvedimento giudiziario. Altri appelli raccolgono centinaia di firme per richiedere il ricongiungimento o per denunciare un intervento statale basato sullo stile di vita non convenzionale dei genitori e non su un reale pericolo per i bambini.
La vicenda ha acceso il dibattito pubblico e politico: il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito «estremamente doloroso e grave» il distacco dei minori e ha annunciato un approfondimento ispettivo, mentre il vice-premier Matteo Salvini ha parlato di un «sequestro indegno e vergognoso». Dalla parte opposta, l’Associazione Nazionale Magistrati ha ribadito che l’ordinanza del tribunale «si fonda su valutazioni tecniche ed elementi oggettivi» relativi a sicurezza, condizioni sanitarie e obbligo scolastico. Ora, la vicenda si sposta sul piano giudiziario, con il ricorso annunciato dalla difesa e l’attesa della decisione della corte. Intanto, la mobilitazione online continua a crescere, alimentando un confronto che ha trasformato il caso in un simbolo dello scontro tra modelli educativi, autonomia familiare e intervento dello Stato.