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Pedemontana Veneta: rischi PFAS nell’acqua noti da mesi ma tenuti nascosti

Per mesi sarebbe stata nascosta alla popolazione una grave contaminazione da PFBA, sostanze perfluoroalchiliche derivate dai cantieri della Pedemontana Veneta che stanno inquinando le falde acquifere del Vicentino. L’allarme è stato lanciato dal Comitato Tuteliamo la Salute, che ha reso pubblici documenti ufficiali dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (Arpav) in cui si evidenziano concentrazioni di PFBA fino a 2.212 nanogrammi per litro in alcune cave utilizzate come discariche per i materiali di scavo della superstrada. Nonostante la comunicazione dell’agenzia ambientale ai Comuni risalga al 19 maggio 2025, i cittadini non sarebbero stati informati del rischio, in particolare a Montecchio Precalcino, dove il sindaco avrebbe minimizzato l’emergenza.

«Il Comune di Montecchio Precalcino conosceva la situazione Pfas già da maggio»: è questa l’accusa centrale del Comitato, che durante una conferenza stampa ha presentato [1] documentazione inerente la contaminazione. Il 19 maggio scorso l’Arpav aveva infatti inviato una comunicazione a Regione, gestori acquedottistici, ULSS, Provincia di Vicenza e comuni di Montecchio Precalcino e Marano Vicentino, in cui si parlava esplicitamente di un «rinvenimento di sostanze perfluoroalchiliche (PFBA) nell’acquifero sotterraneo del medio-alto vicentino e nei pozzi acquedottistici». Le indagini Arpav hanno focalizzato tre aree — Cava Vianelle (Marano Vicentino), Discarica Terraglioni e Cava Cavedagnona (entrambe a Montecchio Precalcino) — dove sono stati conferiti complessivamente volumi significativi di terre da scavo. Le analisi rilevano «di PFBA nelle acque di dilavamento, con punte anche superiori a 2.000 ng/l, parametro in generale preponderante rispetto ad altri PFAS», con misure isolate che arrivano a 2.212 ng/l nella cava Cavedagnona, 826 ng/l a Vianelle e 643 ng/l alla discarica Terraglioni. Numeri che, se estesi alla falda e alle reti di captazione, avrebbero conseguenze gravi per la potabilità.

Il comitato sottolinea un quadro idrogeologico preoccupante. «A seguito delle elaborazioni idrogeologiche dell’acquifero vicentino e delle relative direttrici di flusso sotterraneo, si evidenzia uno scenario di progressiva contaminazione da PFBA nell’acquifero vicentino proveniente da nord, non meglio identificato», si legge in un documento Arpav del 12 novembre. Ciò significa che, avverte il Comitato, la propagazione potrebbe investire aree contigue, compresi pozzi di captazione utilizzati per l’acquedotto di Padova e numerosi pozzi privati in comuni come Dueville, dove circa 13.000 persone dipendono da prelievi non sempre soggetti a controlli regolari.

La polemica politica è tutta intorno al comportamento delle amministrazioni locali: mentre il sindaco di Marano ha informato enti e cittadini, il Comitato accusa l’amministrazione di Montecchio Precalcino di aver «sottaciuto l’emergenza ambientale e sanitaria che gli è stata comunicata da Arpav», nonostante una delibera comunale del 7 aprile che chiedeva il bando dei PFAS sul territorio. In parallelo, associazioni ecologiste come Covepa denunciano che i siti di conferimento sono molti più di quelli ufficialmente dichiarati — si parla di decine di «hot spot» — e che i monitoraggi rimangono «incompleti», con reti piezometriche spesso assenti.

Il Comitato ha denunciato anche il conferimento di 30.600 m3 di materiale contaminato nella Cava Brugiane, di proprietà di Silva Srl, nonché la presenza di PFBA nelle acque sotterranee dei piezometri di valle della discarica Terraglioni di Montecchio Precalcino. Questo ha spinto il Comitato a scrivere alla Provincia di Vicenza chiedendo di bloccare nuovi insediamenti nell’area e di avviare studi e bonifiche «Il Comitato Tuteliamo la Salute, dopo aver consultato esperti di Diritto ambientale, ritiene che sia ormai necessario e doveroso non aggiungere un nuovo insediamento così impattante come quello proposto da Silva in un’area già martoriata che andrà monitorata per gli anni a venire». Il Comitato conclude chiedendo interventi immediati: «Chiediamo che le istituzioni intervengano per tutelare la popolazione ed il territorio con gli opportuni interventi di studio, bonifica e risanamento delle zone in cui è già stato riscontrato inquinamento da PFAS».

Nel frattempo, il mese scorso la Procura di Vicenza ha chiuso le indagini sulla Superstrada Pedemontana Veneta, accusando [2] 12 persone, tra manager del Consorzio SIS, amministratori della Strada Pedemontana Veneta S.p.A., direttori tecnici e responsabili di cantiere, di inquinamento ambientale e omessa bonifica. Nello specifico, l’inchiesta riguarda i lavori svolti dal 28 giugno 2021 al 23 gennaio 2024 per le gallerie di Malo e di Sant’Urbano (Vicenza). Secondo le ipotesi, gli indagati non avrebbero rispettato le prescrizioni tecniche relative alla composizione del calcestruzzo, impiegando un accelerante contenente PFBA in concentrazioni superiori a quanto consentito, provocando contaminazione delle acque superficiali e sotterranee nei comuni di Castelgomberto, Malo, Montecchio Maggiore, Isola Vicentina e Costabissara.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.