«L’Ucraina si trova di fronte a una scelta molto difficile: o la perdita di dignità o il rischio di perdere un partner chiave». A dirlo è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nelle scorse ore ha commentato il piano elaborato [1] dall’amministrazione Trump per porre fine alla guerra con Mosca. Allineata a quella della Casa Bianca è parsa proprio la posizione del presidente russo Vladimir Putin, secondo cui «il piano può servire come base per terminare il conflitto». D’altronde le trattative sono state condotte dalle delegazioni statunitensi e russe, tagliando fuori Ucraina e Unione europea, a cui l’esecutivo guidato da Zelensky si è rivolto per elaborare una controrisposta alla pace di Donald Trump. Nel frattempo il Tycoon ha lanciato un ultimatum a Kiev: accettare il piano entro giovedì 27 novembre o prepararsi a perdere il sostegno americano, quindi armi e intelligence. Dal Cremlino rincalza Putin: «conquisteremo altri territori se l’Ucraina rifiuta».
La divergenza di vedute tra Trump e Zelensky era cosa nota, apparsa evidente durante l’incontro di inizio anno alla Casa Bianca, conclusosi [2] con un’umiliazione del presidente ucraino da parte dell’omologo statunitense. In quell’occasione Trump gli disse: «Non hai le carte per vincere», frase che ha ricordato ieri durante il punto stampa allo Studio Ovale. «Ad un certo punto [Zelensky] dovrà accettare qualcosa», ha aggiunto, facendo riferimento al piano elaborato dalla sua amministrazione, in particolare dall’inviato speciale Steve Witkoff e dal segretario di Stato Marco Rubio, confrontatisi con la controparte russa guidata da Kirill Dmitriev. «Qualsiasi piano di pace deve fermare le uccisioni preservando la sovranità ucraina, essere accettabile sia per la Russia che per l’Ucraina, massimizzare le probabilità che la guerra non riprenda», ha scritto il vicepresidente americano JD Vance, definendo fantasiosa l’idea che l’Ucraina possa vincere la guerra se gli Stati Uniti dessero a Kiev più soldi e armi o imponessero maggiori sanzioni a Mosca.
La bozza che circola al momento (pubblicata [1] ieri su L’Indipendente) vede un piano articolato in 28 punti, che includerebbe tra le varie cose un accordo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa; stop all’ulteriore espansione della NATO; neutralità costituzionale dell’Ucraina e riduzione delle forze armate a 600mila unità; piano globale di ricostruzione del Paese; riconoscimento della Crimea, Lugansk e Donetsk come regioni russe. Il blitz dell’amministrazione Trump ha colto di sorpresa Zelensky, che per il momento prende tempo non chiudendo la porta al piano, e gli alleati europei. Dopo aver scaricato su questi ultimi il peso economico del sostegno all’Ucraina — traendo profitto dalle armi pagate da loro e inviate a Kiev — Trump taglia fuori l’UE dalle trattative. La ricerca dell’utile continua, tra l’altro, anche nel piano di pace: secondo il punto numero 14, gli USA otterrebbero metà dei profitti legati alla ricostruzione dell’Ucraina.
L’Europa, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, sta preparando una controrisposta. Se ieri Zelensky ha parlato con Vance, il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha avuto una telefonata congiunta coi ministri degli Esteri di Francia, Regno Unito, Polonia, Finlandia e con la rappresentante degli affari esteri dell’UE Kaja Kallas, che nelle scorse ore ha dichiarato: «qualsiasi piano per porre fine alla guerra deve includere Ucraina ed Europa». A margine del confronto, a cui hanno partecipato anche dei rappresentanti di Italia e Germania, Sybiha ha dichiarato: «abbiamo discusso in dettaglio gli elementi delle proposte di pace presentate dagli Stati Uniti e il nostro lavoro congiunto per aprire una strada percorribile verso una pace giusta». Questa mattina, durante il G20 di Johannesburg, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha invitato i leader “affini” presenti a partecipare a una riunione sull’Ucraina. Nei prossimi giorni dovrebbe poi far seguito, a margine del vertice UE-UA (Unione Africana), un incontro tra i 27 leader dell’Unione europea.