Il Tribunale per i minori dell’Aquila ha disposto la sospensione della potestà genitoriale alla coppia di genitori, lei australiana e lui inglese, che aveva scelto una vita in natura alle porte di Vasto, in provincia di Chieti, insieme ai 3 figli. I 3 bambini, la più grande di 8 anni e i gemelli di 6, dopo che è stato disposto l’allontanamento dei bambini dalla dimora familiare, si trovano ora in una casa famiglia. Secondo il tribunale le motivazioni del provvedimento sono il fatto che “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare” possa avere “effetti significativi sullo sviluppo del bambino”, oltre al “pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa” che metterebbe a rischio “l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”.
“Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità”, è il commento all’Ansa dell’avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci. Secondo il legale: “Sono andati in cortocircuito. Nell’ordinanza di insiste ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’home-schooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato“.
La disavventura [1]della famiglia ha inizio nel 2024, quando furono ricoverati in ospedale per un’intossicazione da funghi, con i carabinieri che, dopo la vicenda, segnalarono la situazione ai servizi sociali parlando di “isolamento” e “condizioni abitative non idonee”. Ma la realtà era ben diversa. Come dimostrato anche da diversi servizi giornalistici, quella della famiglia è una scelta precisa, basata sulla volontà di vivere in armonia con la natura. Non c’è l’impianto elettrico ma l’energia è fornita dai pannelli solari installati, c’è il pozzo per l’acqua potabile e un bagno a secco. I genitori hanno spiegato più volte che i bambini, in ottima salute, sono seguiti da un pediatra, vengono portati regolarmente al parco per conoscere altri coetanei, e vanno a fare la spesa al supermercato una volta alla settimana. Fanno home shooling da casa, sostenendo gli esami necessari come nel caso della figlia più grande.
Ma tutto questo non è bastato. “Non siamo criminali. Perché ci trattano così? Non riesco a capirlo. È una grande ingiustizia”, sono le parole di mamma Catherine, ex insegnante di equitazione, riportate [2] da Il Centro, che racconta che lei e i bambini si trovano nello stesso edificio, ma non possono stare insieme. “Dovevo essere più forte allora”, ricorda con amarezza analizzando l’inizio di questa vicenda: “Dovevo prendere subito un avvocato, invece di ascoltare chi diceva di assecondare i servizi sociali per far sparire il problema. Mi sono fidata, ed è stato un errore”.
Il papà, dopo l’allontanamento, ha aspettato per ore davanti alla struttura per potere rivedere i figli, senza successo. “Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati”, si è chiesto davanti ai cronisti aggiungendo: “Chi mai separerebbe una famiglia con dei bimbi piccoli, se non ha fatto niente di male? Credo che questo provvedimento sia frutto di un sistema orribile che fa del male alle persone che vivono onestamente”.
Intanto arrivano anche le prime reazioni politiche. “Ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini”, è la posizione di Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega.