Dopo l’uccisione del sindaco di Uruapan, Carlos Alberto Manzo Rodríguez, da parte del cartello messicano, il Messico sta vivendo una forte ondata di proteste. L’ultima, nonché più rumorosa, è stata lanciata da pagine social della cosiddetta “generazione Z”, i giovani nati tra il 1997 e il 2012. La manifestazione si è svolta in diverse città messicane lo scorso 15 novembre, ma la piazza più partecipata è stata quella di Città del Messico, dove sono scoppiati scontri con la polizia che hanno portato a 20 arresti. La presidente Claudia Sheinbaum ha messo in dubbio la spontaneità del movimento, affermando che le proteste non sarebbero state partecipate dai giovani, ma sponsorizzate dalla destra; nei giorni, diversi giornalisti hanno provato a gettare luce sulle origini del movimento giovanile messicano, ipotizzando collegamenti con attori politici. Intanto le stesse pagine della Generazione Z hanno lanciato un’altra manifestazione, che si svolgerà domani, 20 novembre, in parallelo alla tradizionale marcia per l’anniversario della Rivoluzione Messicana.
La protesta del 15 novembre ha visto la partecipazione di migliaia di persone in oltre 50 località del Messico. La più grande e partecipata si è svolta nella capitale, dove circa 17mila persone hanno marciato pacificamente fino all’arrivo presso lo Zócalo, la maggiore piazza di Città del Messico. Qui un gruppo di persone in blocco nero ha provato a sfondare le entrate del Palazzo Nazionale, sede del governo, provocando scontri con le forze dell’ordine, che hanno usato lacrimogeni ed estintori contro i manifestanti. Gli scontri sono stati particolarmente violenti, e hanno causato il ferimento di 120 persone, tra cui 20 civili e 100 agenti; 40 di questi ultimi sono stati portati in ospedale. Al termine degli scontri, una ventina di persone sono state fermate e a oggi ancora 20 manifestanti risultano in stato di arresto.
Le proteste della “gen Z” sono nate in risposta all’uccisione di Manzo Rodríguez da parte di gruppi del narcotraffico messicano, lo scorso 1° novembre. Il sindaco di Uruapan è stato ucciso mentre partecipava a un evento per il giorno dei morti, celebrazione molto sentita in Messico, colpito da tre colpi di pistola provenienti dalla folla. Manzo Rodríguez era molto attivo nella lotta al narcotraffico e ha più volte chiesto al governo federale maggiori fondi per contrastare il cartello messicano. Sin da subito, la sua morte ha causato una forte ondata di indignazione, che si è rapidamente trasformata in contestazioni nei confronti della presidente Sheinbaum e del suo partito, Morena. I movimenti giovanili sono nati in questo contesto. Il primo a vedere la luce ha come portavoce un ragazzo di nome Iván Mero Perro [1], e ha lanciato una protesta l’8 novembre. Pochi giorni dopo, tuttavia, a catalizzare la maggior parte dell’attenzione è stata un’altra pagina [2], che ha promosso la manifestazione del 15 novembre.
La medesima pagina che ha lanciato la protesta del 15 novembre ha promosso una manifestazione per domani. La protesta si terrà in diverse città, ma la più grande è prevista all’Università di Città del Messico; le manifestazioni si terranno in parallelo allo svolgimento del corteo per la celebrazione del centoquindicesimo anniversario della Rivoluzione Messicana, a cui parteciperanno vari rami dell’esercito del Paese. A causa delle proteste, il percorso del corteo di commemorazione nazionale è stato deviato. La piattaforma di Mero Perro ha annunciato che non parteciperà alla manifestazione, affermando che essa non rispecchia gli obiettivi del movimento.
Dopo gli eventi del 15 novembre, diversi politici e giornali messicani hanno commentato le proteste mettendo sul piatto interpretazioni diametralmente opposte dell’evento. Il Partito di Azione Nazionale (PAN [3]), forza di opposizione di orientamento conservatore, ha contestato l’uso della forza da parte della polizia, attribuendone la responsabilità al governo, mentre il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI [4]), anch’esso di opposizione e di stampo liberale, ha accusato Morena di essere un «narcopartito al servizio del crimine». La presidente Sheinbaum [5], invece, ha puntato il dito proprio contro la destra, affermando che la maggior parte delle persone che hanno partecipato alla manifestazione non fossero giovani e che il movimento della gen Z sia nato su spinta e orientamento di attori politici nazionali e internazionali con il fine di delegittimare il governo.
A fare eco alle parole di Sheinbaum sono stati diversi giornalisti politicamente vicini alla sinistra messicana. Il coordinatore di Infomedia, Miguel Ángel Elorza, ha presentato un rapporto ripreso dai media nazionali [6] in cui sostiene che la protesta del 15 novembre non fosse spontanea, ma finanziata e promossa dalla destra internazionale e da membri di PAN e PRI; secondo Ángel Elorza, dietro al movimento vi sarebbero in verità imprenditori come Ricardo Salinas Pliego, proprietario del canale Azteca Noticias, influencer di destra e politici di spicco. Tale accusa, che si è diffusa rapidamente in rete, è stata ripresa anche dal movimento di Mero Perro, che inizialmente si era allontanato dalla protesta del 15 novembre, per poi tuttavia cambiare posizione e decidere di parteciparvi, rivendicandone i risultati. In generale, la piattaforma di Mero Perro accusa la pagina social che ha lanciato la manifestazione dello scorso sabato di essere vicina alla destra.
La pagina social al centro della bufera ha sollevato sospetti in diversi ambienti, perché fino a pochi giorni fa aveva tra i propri “follow” pagine e attivisti di destra. Essa è stata creata nel 2024, ma è rimasta pressoché inattiva per oltre un anno. I post pubblicati prima di novembre, inoltre, non riguardano il Messico, bensì il Venezuela, e sono apertamente schierati a favore di Maria Corina Machado [7], la golpista filo-americana che ha vinto il premio nobel per la pace. Uno dei link condivisi dalla pagina rimanda a un gruppo sulla piattaforma Discord, creato per coordinare il movimento. Le persone all’interno del gruppo sembrano mostrare un interesse genuino, e rivendicano la loro posizione lontana dalle firme politiche, rigettando le accuse pubbliche mosse contro la piattaforma.