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Stop al cambio d’ora? Avviato l’iter per rendere permanente l’ora legale

Il cambio dell’ora, che per 2 volte all’anno costringe i cittadini a riprogrammare le proprie abitudini, potrebbe essere abolito. Se ne parla da anni, in Italia e in Europa, senza che però venga presa nessuna decisione. Nel 2018 l’Unione europea avviò una consultazione pubblica per capire cosa ne pensassero i cittadini e il risultato, con l’84% dei partecipanti che chiese di abolire il cambio, non lasciò spazio ad interpretazioni, ma siccome non fu trovato un accordo tra i vari Paesi membri, si risolse tutto in un nulla di fatto. Ora in Italia le cose potrebbero cambiare: alla Camera dei Deputati si è tenuto un appuntamento promosso dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), da Consumerismo No profit e dal deputato Andrea Barabotti (Lega), con l’obiettivo di avviare un iter parlamentare per rendere permanente l’ora legale. Le due organizzazioni hanno consegnato 352 mila firme dei cittadini a supporto della petizione e, se tutto filerà liscio, la legge potrebbe essere pronta per essere discussa nel giugno del 2026.

L’ora solare è l’orario “naturale”, basato sul mezzogiorno astronomico. L’ora legale, invece, prevede lo spostamento delle lancette dell’orologio un’ora avanti, per sfruttare meglio la luce nelle giornate più lunghe della primavera–estate. Nella pratica, passando dall’ora solare all’ora legale, oltre a dormire un’ora in meno nella notte del cambio, si “guadagna” un’ora in più di luce alla sera. È un’operazione dovuta principalmente al risparmio energetico, in passato più pronunciato, oggi meno evidente grazie ad esempio alla grande diffusione di luci a led, che consumano meno, e la migliore sicurezza stradale e pubblica. Sul risparmio energetico le associazioni che hanno lanciato la petizione ricordano che: “Dal 2004 al 2025 l’ora legale ha consentito risparmi in bolletta per complessivi 2,3 miliardi di euro, pari a minori consumi di energia per oltre 12 miliardi di kWh (dati Terna), e ha ridotto le emissioni di CO2 in atmosfera tra le 160mila e le 200mila tonnellate in meno all’anno, pari a quella assorbita piantando dai 2 ai 6 milioni di nuovi alberi”. Oltre a questi aspetti, l’avere più luce nelle ore serali aumenta la produttività delle attività economiche correlate, e permette alle persone di avere più luce naturale per attività quotidiane, spostamenti, sport e vita sociale. E non è una cosa da poco, perché la luce naturale aumenta la socialità e il benessere percepito delle persone.

Le problematiche invece, derivano tutte dalla necessità di cambiare l’ora. Oltre a perdere un’ora di sonno (quando il passaggio è dall’ora solare a quella legale in primavera) il rischio è quello di subire uno sfasamento dei ritmi circadiani che può durare giorni, o addirittura settimane, con problematiche come stanchezza, irritabilità e calo dell’attenzione fino ad arrivare a rischio di aritmie e addirittura infarti, come testimoniato [1] da alcuni studi scientifici. Secondo altri studi ci sarebbe invece un aumento di incidenti stradali [2] e infortuni sul lavoro [3] nelle 24-72 ore successive al cambio. Inoltre genera spesso problemi di sincronizzazione internazionale degli orari, ad esempio per i voli internazionali. Ad oggi infatti Europa, Canada e buona parte degli Stati Uniti effettuano ancora il cambio d’ora, ma molti Paesi asiatici e quasi tutti quelli africani, non lo effettuano più.

La prima applicazione concreta del cambio d’ora avvenne nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, in Paesi europei come Grand Bretagna, Germania e Italia. Dopo la fine della guerra è stata poi abolita e reintrodotta più volte, fino alla crisi petrolifera degli anni ’90, che portò molti Paesi a reintrodurre l’ora legale per contenere i consumi energetici. L’Unione europea ha regolato il processo definitivamente nel 2001, con una direttiva che stabilisce che il periodo dell’ora legale in tutti gli Stati membri inizia l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre.

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Mario Catania

Giornalista professionista freelance, specializzato in cannabis, ambiente e sostenibilità, alterna la scrittura a lunghe camminate nella natura.