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Data Center, in Italia 14 progetti già approvati: quali sono

L’Italia si prepara a un salto epocale nell’infrastruttura digitale. Quattordici data center, per un valore complessivo stimato di oltre 2,5 miliardi di euro, hanno ottenuto il via libera dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ne ha al vaglio altri dieci. A muovere il mercato sono i colossi del cloud – Microsoft, Amazon, Data4, Equinix, Stack, CyrusOne, Noovle del gruppo Tim (ora di fatto Poste Italiane) e Aruba – che puntano a fare dell’Italia un nodo strategico della rete europea. Una corsa silenziosa ma imponente, che ridisegna la geografia industriale del Paese e concentra nel Nord, in Lombardia, il nuovo cuore pulsante della rete.

La mappa dei data center italiani si concentra tra Milano e la sua cintura industriale e tra Pavia e Bergamo. I comuni interessati sono: Settimo Milanese, Noviglio, Rho Pero, San Pietro, Melegnano, Segrate, Peschiera Borromeo, Caleppio, Siziano e Bornasco. Microsoft è il protagonista principale con cinque poli distinti: il mega impianto di Bornasco [1], in provincia di Pavia, dove è stata autorizzata l’installazione di gruppi elettrogeni di emergenza per una potenza complessiva superiore a 150 MWt, il centro in progetto a Settimo Milanese (identificato come MIL03 [2]) attualmente in iter autorizzativo e il complesso di Peschiera Borromeo-San Bovio Settala [3], destinato a completare la “cloud region” italiana del gruppo di Redmond. Gli investimenti complessivi stimati superano il miliardo di euro e rappresentano una delle più grandi infrastrutture digitali mai avviate nel Paese. Accanto a Microsoft si muove Data4, società francese che amplia il campus di Vittuone con il progetto MIL02 [4], un’area di decine di migliaia di metri quadrati dedicata a server e apparati di rete ad alta efficienza, che prevede l’investimento di maggior valore, pari a 1,3 miliardi, in Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). La stessa società ha in corso una valutazione per un altro data center del valore di 600 milioni. Amazon Web Services consolida la propria presenza con due edifici gemelli tra Rho e Pero [5], per un valore di 890 milioni, che diventeranno il baricentro operativo della regione cloud italiana del gruppo americano. Equinix [6], leader mondiale delle interconnessioni, ha in corso tre nuovi progetti confermati – ML5, ML6 e ML9 [6] – e un quarto (ML10 [7]) attualmente in iter di valutazione ambientale presso il MASE, sempre a Settimo Milanese, dove sorgerà un vero distretto digitale iperconnesso. Stack/Supernap [8] espande invece il campus di Siziano, nel Pavese, già operativo, ma destinato a raddoppiare la capacità con nuovi moduli e impianti elettrici di supporto. CyrusOne investe a Segrate, nell’area ex CISE, con due strutture: MIL1 [9], da 132 megawatt termici, e MIL2, da oltre 50 megawatt, progettate secondo standard Tier IV di efficienza energetica. L’unico sito fuori Lombardia è quello di Aruba al Tecnopolo Tiburtino [10] di Roma, che amplia il proprio campus con nuovi moduli a basse emissioni destinati a ospitare servizi per la pubblica amministrazione.

Le cifre rivelano un’inedita alleanza fra colossi globali e operatori locali, spinta dall’espansione del cloud, dell’intelligenza artificiale e dai servizi ad altissimo consumo energetico. I nuovi data center, con potenze superiori ai 50 megawatt e consumi paragonabili a quelli di intere città di medie dimensioni, rappresentano un passaggio decisivo ma anche problematico. Le procedure accelerate e il sostegno del PNRR favoriscono investimenti e occupazione; tuttavia, il loro impatto ambientale resta elevato: consumo di suolo, carico sulle reti elettriche, uso intensivo di acqua per il raffreddamento e ricorso a generatori fossili. La concentrazione degli impianti nel Nord accentua gli squilibri territoriali rispetto al Sud – che rimane fuori dalla mappa – e trasforma la Lombardia nel principale distretto energetico della nuova economia dei dati. Sullo sfondo emerge anche una questione di sovranità tecnologica: l’infrastruttura digitale italiana si affida sempre più a capitali e piattaforme estere, lasciando al territorio i costi energetici e ambientali della trasformazione. La corsa ai data center ridisegna così il paesaggio industriale nazionale e apre una fase in cui la modernizzazione corre più veloce della capacità del Paese di orientarne gli effetti e conservarne il controllo.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.