Dopo che gli Stati Uniti hanno di fatto appaltato la guerra in Ucraina al Vecchio continente, la Commissione europea sta cercando nuove modalità economico-finanziarie per sostenere Kiev, proprio ora che l’ex Stato sovietico si trova in difficoltà sul campo di battaglia ed è travolto dallo scandalo di corruzione nel settore energetico che ha coinvolto diversi ministri di spicco del governo ucraino. In questo contesto problematico, l’esecutivo di Bruxelles sta sondando tutte le possibilità per garantire la resistenza ucraina, compresa quella di utilizzare gli asset russi congelati. Accanto a questa opzione, l’UE ha anche previsto un accordo con la società energetica ucraina Naftogaz per stanziare centinaia di milioni di euro che garantiranno l’approvvigionamento di gas naturale alla nazione in guerra, mentre i Paesi nordici si sono impegnati congiuntamente a stanziare un pacchetto di equipaggiamenti militari e munizioni per l’Ucraina del valore di 500 milioni di dollari, come stabilito dalla NATO.
L’idea di utilizzare le riserve russe congelate per sostenere militarmente e economicamente Kiev ha trovato ieri l’approvazione di tutti i ministri delle finanze dell’UE, perché si tratta di una mossa che permette di non aumentare il debito degli Stati europei e, al contempo, garantirebbe all’Ucraina fino a 140 miliardi di euro in due anni, coprendo il suo fabbisogno. Tuttavia, non si tratta di una soluzione immediata né facile da attuare in quanto potrebbe comportare problemi legali: la maggior parte dei beni russi congelati in Europa, infatti, si trovano sui conti del depositario titoli belga Euroclear e il Belgio teme di poter essere ritenuto responsabile qualora la Russia dovesse intentare e poi vincere una causa contro la società. Di conseguenza, il Belgio ha chiesto che i governi dell’UE si impegnino a reperire il denaro necessario per rimborsare Mosca entro tre giorni, nel caso in cui un tribunale decidesse che i beni vadano restituiti. Del resto, il Cremlino ha già fatto sapere che l’utilizzo di beni russi sarebbe un sequestro illegale di proprietà e ha affermato che avrebbe reagito, senza fornire ulteriori dettagli.
Nello specifico, l’opzione si chiama «Prestito per le riparazioni» e prevede la sostituzione da parte dell’UE del denaro russo sui conti Euroclear con obbligazioni AAA a cedola zero emesse dalla Commissione europea. Il denaro sarebbe quindi trasferito a Kiev che dovrebbe rimborsalo solo nel caso, piuttosto improbabile, in cui ricevesse le riparazioni di guerra dalla Russia. «La proposta della Commissione è l’opzione migliore e più realistica e dovrebbe essere trattata con la massima priorità», ha dichiarato [1] il ministro dell’Economia danese Stephanie Lose, a cui ha fatto eco il ministro delle finanze finlandese Riikka Purra, secondo il quale «È l’unica opzione che ha una potenza di fuoco sufficiente e che limita la pressione sui nostri bilanci nazionali».
Sul piano delle attrezzature militari e delle risorse energetiche, invece, sono previste altre due iniziative, tra cui quella denominata PURL (Prioritised Ukraine Requirements List) dell’Alleanza atlantica. Quest’ultima è stata lanciata lo scorso luglio dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, e dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo le critiche dell’amministrazione statunitense secondo cui i Paesi europei non si starebbero assumendo abbastanza responsabilità per garantire la sicurezza dell’Ucraina. Il pacchetto dell’iniziativa prevede [2] munizioni e equipaggiamenti militari per un valore di 500 milioni di dollari, ma la cosa più significativa è che l’attrezzatura – fornita da Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia – proverrà dagli Stati Uniti, i quali dopo avere affidato la questione ucraina al Vecchio continente, guadagneranno anche dalla vendita di armi.
Sul fronte energetico, invece, le principali banche di sviluppo europee e la società energetica ucraina Naftogaz hanno firmato [3] giovedì un accordo per stanziare centinaia di milioni di euro al fine di garantire l’approvvigionamento di gas naturale all’Ucraina e la possibilità di costruire infrastrutture essenziali. La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha fatto sapere che una sovvenzione dell’UE fornirebbe 127 milioni di euro di finanziamenti aggiuntivi a Naftogaz, oltre al prestito da 300 miliardi di euro annunciato il mese scorso. Altri 25 milioni di euro, invece, saranno destinati al miglioramento dei sistemi di trattamento delle acque potabili e delle acque reflue in Ucraina, mentre 50 milioni di euro sono stati erogati per sostenere un prestito per la ricostruzione di alloggi sociali. Il tutto avviene proprio mentre l’Ucraina sta affrontando un caso di corruzione [4] di ampie proporzioni che riguarda proprio il settore energetico: si tratta di un presunto schema di corruzione da cento milioni di dollari per controllare gli appalti presso l’agenzia nucleare Energoatom e altre imprese statali. Le accuse di tangenti nel settore energetico avvengono proprio in un periodo in cui la popolazione deve affrontare quotidianamente interruzioni di corrente a causa dei massicci attacchi russi alle infrastrutture e l’accaduto potrebbe allontanare i donatori che hanno fornito assistenza al settore energetico ucraino in difficoltà.
Le mosse dell’UE per sostenere Kiev mostrano come gli USA abbiano definitivamente addossato la questione ucraina all’Europa, ridotta ad appendice di Washington e costretta a accollarsi le spese per la difesa dell’Ucraina proprio mentre la sua economia mostra chiari segnali di cedimento. Nel frattempo, la potenza d’oltreoceano vende armi e gas al Vecchio continente che deve inventarsi sempre nuovi modi per finanziare Kiev senza gravare sui già precari bilanci nazionali.