Sono in tutto otto i candidati alle prossime elezioni regionali segnalati come “impresentabili” dalla Commissione parlamentare Antimafia. I loro profili sono infatti considerati in violazione del codice di autoregolamentazione, patto etico-politico con cui i partiti si impegnano a non candidare persone con gravi procedimenti penali. Quattro di essi concorrono alla competizione politica in Puglia, altri quattro in Campania, mentre non se ne contano in Veneto. In Puglia, 3 su 4 sono di Forza Italia, mentre uno sostiene il candidato presidente Sabino Mangano; in Campania, 3 su 4 sono candidati nelle liste che sostengono il centro-destra, mentre l’ultimo corre per il “campo largo” che punta alla presidenza di Roberto Fico.
Ad annunciare i nomi dei candidati “impresentabili” dopo una verifica dei loro profili è stata, in occasione della seduta [1] di mercoledì 12 novembre, la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo. Per la Puglia, il primo esponente di Forza Italia inserito in lista – a sostegno del candidato presidente Luigi Lobuono – è Pasquale Luperti, figlio di un boss mafioso della Sacra Corona Unita (ma ad oggi mai sfiorato da inchieste di mafia) e attualmente imputato per corruzione. Per lo stesso reato è alla sbarra Antonio Ruggiero, altro candidato di FI; chiude il cerchio di forzisti inseriti in lista Paride Mazzotta, imputato per autoriciclaggio e turbata libertà degli incanti. L’ultimo nome è quello di Marcello Cocco, candidato nella lista “Alleanza civica per la Puglia” a sostegno del candidato presidente Sabino Mangano, condannato in primo grado a 3 anni di carcere per accesso abusivo a sistema informatico (si sta ora tenendo il processo di appello).
In Campania, nella lista degli “impresentabili” ci sono altri quattro nomi, tre dei quali supportano il candidato di centro-destra Edmondo Cirielli. Il primo è Davide Cesarini, della lista “Democrazia cristiana con Rotondi centro per la libertà”, condannato in appello ad 1 anno e 6 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta e ora alla sbarra anche per riciclaggio. C’è poi Luigi Pergamo, in lista con “Pensionati consumatori Cirielli presidente”, rinviato a giudizio per autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Altro nome è quello di Maria Grazia Di Scala (“Casa riformista per la Campania”), mandata a processo per il reato di tentata concussione. In ultimo, c’è anche un candidato a sostegno del centro-sinistra, Pierpaolo Capri, rinviato a giudizio per il reato di riciclaggio.
Il termine “impresentabile” non ha un valore legale, ma è un concetto puramente politico. Nel concreto, la Commissione parlamentare Antimafia valuta le candidature elettorali sulla base delle segnalazioni del Ministero dell’Interno e dell’autorità giudiziaria. Secondo i criteri di candidabilità del Codice di Autoregolamentazione [2], stabiliti dalla Commissione nel 2019 durante il governo M5S-Lega, per entrare nella lista degli “impresentabili” occorre essere formalmente imputati (ma solo per specifici reati), oppure essere stati colpiti da misure di prevenzione personali o patrimoniali ai sensi del Codice antimafia, rimossi dall’incarico di amministratore locale ai sensi del testo unico degli enti locali o aver ricoperto la carica di sindaco o di componente della giunta negli enti sciolti per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso.