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Von der Leyen vuole una super-intelligence UE sotto il controllo della Commissione

Ursula von der Leyen ha avviato l’istituzione di un nuovo organismo di intelligence sotto il controllo diretto della Commissione. L’obiettivo è quello di unificare le informazioni provenienti dalle diverse intelligence nazionali per migliorarne l’utilizzo e avere maggiori dati a disposizione. L’unità verrà costituita all’interno del segretariato generale della Commissione e prevede di assumere funzionari provenienti da tutta la comunità di spionaggio dell’UE così da raccogliere informazioni per scopi comuni, come riferito dal Financial Times (FT). Tuttavia, secondo alcune fonti, con ogni probabilità il piano sarà osteggiato dai governi nazionali, considerato che la condivisione di informazioni di intelligence è un argomento estremamente sensibile e che non è prevista un’agenzia di spionaggio sovranazionale. Il portavoce della Commissione europea, Balazs Ujvari, ha spiegato che «si sta valutando la creazione di una cellula dedicata all’interno del Segretariato Generale», che «integrerà il lavoro della Direzione per la sicurezza della Commissione e collaborerà strettamente con i rispettivi servizi del Servizio europeo per l’azione esterna».

La mossa si inserisce in un contesto di progressivo accentramento di potere nelle mani della Commissione e in particolare di Ursula von der Leyen. Il Centro di situazione e di intelligence dell’Unione europea (l’INTCEN), infatti, esiste già [1] all’interno del Servizio di azione esterna (SEAE), guidato dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri, l’estone Kaja Kallas. Per questo l’iniziativa sarebbe osteggiata dagli stessi funzionari del SEAE, secondo [2] il FT. Da quando la Kallas ha preso la direzione del SEAE, la presidente della Commissione, von der Leyen, avrebbe eroso progressivamente diverse competenze dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri, cominciando con la nomina di un commissario per la Difesa all’interno del suo collegio e proseguendo con la creazione di una Direzione generale per il Mediterraneo che spazia fino al Golfo persico.

La procedura per la creazione di un’unità di intelligence guidata direttamente dalla Commissione è direttamente collegata al contesto geopolitico in cui si trova l’UE, che si sente minacciata dalla Russia e dalle presunte operazioni di guerra ibrida di Russia e Bielorussia, da un lato, e dal possibile disimpegno americano dal continente europeo per quanto riguarda la Difesa. Inoltre, secondo fonti ben informate, da tempo circolano dubbi sull’efficacia dell’INTCEN. Una fonte ha affermato che «I servizi di spionaggio degli Stati membri dell’UE sanno molto. Anche la Commissione ne sa molto. Abbiamo bisogno di un modo migliore per mettere insieme tutto questo ed essere efficaci e utili ai partner. Nell’intelligence, bisogna dare qualcosa per ottenere qualcosa».

L’iniziativa non sarebbe ancora stata comunicata formalmente a tutti i 27 Stati membri che, come anticipato, potrebbero non gradire la condivisione delle informazioni di spionaggio nazionali: Stati come la Francia, ad esempio, sono sempre stati reticenti nel condividere informazioni sensibili, mentre governi non completamente allineati alle politiche comunitarie come l’Ungheria potrebbero ulteriormente complicare la realizzazione della nuova unità controllata da von der Leyen.

Sebbene l’idea sia in fase di sviluppo e non sia ancora stata fissata una tempistica specifica per la concretizzazione dell’organismo, il piano svela la tendenza ad accentrare sempre di più il potere nelle mani dell’esecutivo comunitario e, in particolare, di Ursula von der Leyen, proprio ora che l’UE ha deciso di riarmarsi e di investire cifre ingenti [3] nella Difesa. Il repentino mutamento negli equilibri geopolitici, il disaccoppiamento politico e militare voluto dagli Stati Uniti e la presunta minaccia russa hanno contribuito a una verticalizzazione del potere a scapito delle sovranità nazionali e, con ogni probabilità, della stessa sicurezza degli europei. Il riarmo e l’accentramento delle attività di intelligence per la guerra ibrida, infatti, non possono che portare a un inasprimento delle tensioni politiche e militari con Mosca.

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Giorgia Audiello

Laureata in Economia e gestione dei beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano. Si occupa principalmente di geopolitica ed economia con particolare attenzione alle dinamiche internazionali e alle relazioni di potere globali.