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L’UE limita i visti ai cittadini russi: «rischio di sabotaggi e guerra ibrida»

«Viaggiare nell’UE è un privilegio, non un diritto acquisito». La guerra diplomatica ed economica tra l’Europa e la Russia, si arricchisce di un nuovo capitolo: il 7 novembre l’Unione europea ha introdotto nuove restrizioni agli ingressi dei cittadini russi sul suo territorio. La stretta sui visti era nell’aria da settimane ed è stata ufficializzata dall’Alto Rappresentante Kaja Kallas: «Scatenare una guerra in Europa e pretendere di viaggiare liberamente nel continente è piuttosto difficile da giustificare», ha scritto Kallas su X. Da ora, i cittadini russi non potranno più ottenere visti per ingressi multipli, ma solo per un unico ingresso, ha precisato la Commissione europea.

È l’ennesima misura dal forte valore simbolico, in cui ogni gesto di Mosca viene letto come una potenziale minaccia e ogni decisione di Bruxelles appare come una difesa preventiva contro un nemico ormai percepito come onnipresente. Le autorità europee hanno giustificato la nuova politica con la necessità di «proteggere la sicurezza interna» e di ridurre il rischio di «sabotaggi, spionaggio e guerra ibrida». «In un momento in cui aumentano gli atti di sabotaggio e le intrusioni di droni, abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini», ha spiegato Kallas [1]. Secondo l’UE, l’aumento dei droni rinvenuti nei pressi di infrastrutture strategiche sarebbe la prova di una “pressione” russa volta a destabilizzare l’Europa. La misura va ben oltre il piano della sicurezza e rappresenta una scelta politica prebellica, che segna l’ennesimo passo nel progressivo isolamento culturale e sociale della Russia dal resto del continente. Bruxelles ha stabilito che potranno ottenere un visto solo i russi che viaggiano per motivi familiari urgenti, giornalisti indipendenti, difensori dei diritti umani o dissidenti del Cremlino.

Non sorprende che Mosca abbia reagito con durezza. Il Ministero degli Esteri russo ha parlato di decisione discriminatoria, definendo l’UE «ostaggio della propria russofobia». La portavoce Maria Zakharova ha accusato Bruxelles di preferire «disertori ucraini e migranti illegali ai turisti russi con capacità di spesa». Secondo il Cremlino, si tratta di un atto politico dettato da interessi geopolitici e pressioni interne, non da reali esigenze di sicurezza. Mosca ha evidenziato come l’Unione Europea sembri ormai intrappolata in una narrativa bellica permanente, dove ogni azione russa – reale, presunta o inventata – serve a consolidare un fronte politico compatto contro un nemico esterno. È una logica di blocco che riporta l’Europa indietro di decenni, alla guerra fredda. Oggi, la “guerra ibrida” ha preso il posto della “minaccia sovietica”, ma la dinamica è la stessa: costruire l’immagine del pericolo per rafforzare il consenso interno e deviare l’attenzione dalle fratture economiche e sociali che attraversano l’UE.

L’Unione Europea, che un tempo si presentava come garante della libertà di movimento e dei diritti universali, appare oggi sempre più chiusa in un sistema di regole e controlli. Il sospetto è diventato la cifra dominante di una burocrazia che tende a giudicare non ciò che una persona fa, ma ciò che rappresenta. La logica del “rischio potenziale” ha trasformato la sicurezza in un filtro ideologico che restringe spazi e diritti, censura le opinioni divergenti, sostituendo la fiducia con il controllo. Così l’Europa, nata per abbattere muri e confini, finisce per innalzarne di nuovi, più invisibili ma altrettanto rigidi. Le parole di Kaja Kallas, che ha definito i viaggi nell’UE un “privilegio”, segnano un cambio di paradigma: la libertà non è più un diritto da tutelare, ma un favore da concedere. Nel tentativo di difendersi da un nemico percepito come onnipresente, l’Europa rischia di rinchiudersi in una nuova cortina di sospetti e divieti che ne limita lo spirito originario più di qualunque minaccia esterna.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.