Per la prima volta, New York avrà un sindaco socialista e musulmano: con il 50,4% delle preferenze, Zohran Mamdani è stato infatti eletto primo cittadino, segnando uno stacco netto dall’ex governatore Andrew Cuomo (41,6%) e dal repubblicano Curtis Sliwa (che ha superato di poco il 7%). Tra i sindaci eletti più giovani di sempre, fermo sostenitore della causa palestinese e forte critico dello Stato di Israele e di quello che ha apertamente definito un «genocidio» commesso a Gaza, Mamdani si è posto come obiettivo primario l’abbassamento del costo della vita in città, al fine di renderla più vivibile per le famiglie. Nel discorso a seguito della vittoria, nel quale ha promesso di lottare contro oligarchie e autoritarismi e ha apertamente chiamato Trump un «despota», Mamdani si è rivolto direttamente al presidente: «dal momento che so che ci stai guardando, ho tre parole per te: alza il volume!».
Nato nel 1991 a Kampala, in Uganda, da genitori indiani, Mamdani si è trasferito [1] a New York con la sua famiglia all’età di 7 anni e ha studiato in un liceo del Bronx, prima di ottenere una laurea in Studi Africani presso il Bowdoin College. Solamente nel 2018, all’età di 27 anni, ottiene la cittadinanza americana. Prima di candidarsi alle elezioni, Mamdani ha lavorato prima come consulente per la prevenzione dei pignoramenti immobiliari, aiutando gli inquilini a basso reddito del Queens a combattere gli sfratti, e poi come rappresentante del 36° distretto dell’Assemblea di New York. Mamdani si definisce [2] un socialista democratico impegnato nella lotta per la classe operaia tanto nelle sedi istituzionali quanto in strada, avendo preso parte in prima persona a scioperi e proteste. Tra i punti principali del suo programma elettorale vi è il congelamento immediato degli affitti (il cui prezzo è aumentato [3] del 22% negli ultimi due anni, arrivano a superare i 4100 dollari) e la costruzione di 200 mila nuovi alloggi nei prossimi 10 anni, anche al fine di abbassare i prezzi. In una città dove il costo della vita è in continuo aumento e i cittadini faticano anche a permettersi l’abbonamento ai mezzi pubblici, Mamdani si è impegnato anche ad eliminare del tutto la tariffa sugli autobus urbani e migliorare il trasporto pubblico, rendendolo più rapido e agevole. Il neo eletto sindaco ha poi primesso la creazione del Dipartimento per la Sicurezza della Comunità, che dovrebbe investire in programmi di salute mentale e di «risposta alla crisi» con oltre cento operatori sociali presenti in 100 stazioni della metro, la fornitura di servizi medici in locali commerciali sfitti e programmi di prevenzione della violenza da armi da fuoco, oltre ad aumentare «dell’800% i finanziamenti ai programmi di prevenzione della violenza motivata dall’odio». Tra gli altri punti del programma vi sono poi l’assistenza all’infanzia gratuita fino ai 5 anni, la creazione di una rete di negozi di proprietà della città che mantenga contenuti i prezzi dei generi alimentari e la tassazione dell’1% dei newyorkesi più ricchi, ovvero coloro che guadagnano oltre un milione di euro all’anno.
Mamdani è inoltre sempre stato un aperto sostenitore della causa palestinese, oltre che fortemente critico di Israele. Ha definito [4] senza mezzi termini quello in atto a Gaza come un genocidio, esprimendo solidarietà all’UNRWA (l’Agenzia ONU per i Territori Occupati, accusata da Israele di essere direttamente coinvolta negli attacchi del 7 ottobre 2023, con la conseguente sospensione dell’erogazione dei fonti da parte degli USA e degli alleati) e partecipando ad attività per la raccolta fondi per l’Agenzia. Mamdani ha anche sostenuto l’azione della Global Sumud Flotilla, criticando la decisione di Israele di incarcerare i 461 attivisti che stavano portando «aiuti salvavita» per la popolazione palestinese e chiedendo di fermare la carestia imposta da Israele al più presto.
La vittoria di Mamdani invia un chiaro segnale di insofferenza nei confronti dell’amministrazione Trump. Questo sarebbe confermato anche da recenti [5] sondaggi, come quello recente condotto dal SSRS per la CNN, che riporta come solamente il 37% della popolazione degli Stati Uniti sarebbe soddisfatta dell’operato del presidente. E a parziale conferma di questo dato vi è il fatto che, contemporaneamente alla vittoria di Mamdani, sono arrivate quelle delle democratiche Mikie Sherrill in New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia, le prime donne governatrici nei due Stati. Trump ha commentato i risultati elettorali scrivendo [6] sul proprio social Truth che, secondo i sondaggisti, i repubblicani hanno perso perchè «Trump non era sulla scheda elettorale» e per via dello shutdown federale. Nelle scorse ore, il presidente aveva definito [7] «stupido» qualsiasi ebreo che avesse votato per Mamdani, definendolo un «odiatore di ebrei».
«Che voi siate immigrati, membri della comunità trans, una delle molte donne di colore che Trump ha licenziato dal suo lavoro federale, una madre single che sta ancora aspettando che il costo degli alimenti si abbassi o qualsiasi altra persona con la schiena al muro: la vostra lotta ora è anche la nostra» ha dichiarato Mamdani al pubblico di sostenitori, subito dopo la conferma della vittoria, promettendo un nuovo inizio per la città che non dorme mai.