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Nepal, doppia valanga: 4 alpinisti italiani perdono la vita

Il sogno della vetta, immaginata nei lunghi allenamenti, sognata mentre si dorme nel campo base, e quasi toccata durante l’ascesa, è stato spezzato dalla furia delle valanghe. Ci troviamo in Nepal, sulla catena himalayana, dove un’ondata di maltempo ha generato intensi accumuli di neve e condizioni di forti instabilità. Due diverse spedizioni, una diretta alla cima del Panbari e l’altra dello Yalung Ri, sono state colpite e travolte. Attualmente il bollettino è impietoso e parla di 4 alpinisti italiani deceduti, come parte di un bilancio di almeno 9 vittime complessive tra stranieri e nepalesi.

Mentre le operazioni di soccorso procedono a rilento a causa del maltempo e delle condizioni difficili, la Farnesina ha attivato l’unità di crisi e mantiene i contatti con il consolato di Calcutta: “Diversi connazionali sono irraggiungibili, forse per problemi di comunicazione”, ha dichiarato [1] un portavoce dopo le conferme dei primi decessi. Ma cerchiamo di riavvolgere il nastro per capire cosa sia successo.

Per la prima spedizione, quella diretta sulla cima del Panbari, una vetta di 6887 metri che fa parte del Gandaki Pradesh, l’Himalaya nepalese, i problemi sono iniziati venerdì scorso, quando una valanga ha travolto e ucciso il milanese Alessandro Caputo, 28enne maestro di sci e Stefano Ferronato, arboricoltore di 50 anni di Bassano del Grappa. Per entrambi l’impatto è stato fatale. Valter Perlino, veterinario di Pinerolo 64enne, è invece sopravvissuto perché, a causa di un infortunio, sarebbe rimasto al campo base. Dalle prime testimonianze sembra che sia stato proprio lui a lanciare l’allarme.

L’altra tragedia ha come teatro un’altra montagna nepalese, lo Yalung Ri, con un’altitudine di 5630 metri nel distretto di Dolakha. Qui la valanga ha colpito direttamente il campo base della spedizione. Il bilancio provvisorio parla di 6 vittime totali, tra cui 2 italiani, Paolo Cocco, fotografo della provincia di Chieti e Markus Kirchler, 30enne di Bolzano. Continuano, pur tra mille difficoltà, le ricerche della guida alpina abruzzese Marco Di Marcello, 37enne, che per ora risulta ancora disperso. Il fratello ha dichiarato che il segnale del satellitare in possesso della guida è ancora attivo, e ieri risultava in movimento.

“Sono molto triste per questo fatto, penso ai genitori, ai figli e alle persone a loro vicine”, sono le dichiarazioni [2] di Reinhold Messner al TG1, che avvalora l’ipotesi della valanga come causa dei disastri. “La montagna non è maligna, ma è infinitamente più grande di noi, è un maestro severo e noi alpinisti abbiamo la responsabilità di ciò che facciamo, il pericolo è sempre presente”.

Nel frattempo le salme di Stefano Farronato e Alessandro Caputo sono giunte a Kathmandu. Nelle prossime ore saranno completate le formalità per il rientro in Italia, come riferiscono i soccorritori italiani.

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Mario Catania

Giornalista professionista freelance, specializzato in cannabis, ambiente e sostenibilità, alterna la scrittura a lunghe camminate nella natura.