- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

L’Ex Ilva di Taranto minaccia la salute: 7 associazioni fanno ricorso al TAR

Sette associazioni ambientaliste e civiche e un sindacato hanno depositato al TAR di Lecce un ricorso che contesta l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata per la prosecuzione dell’attività siderurgica a combustione fossile nell’ex Ilva di Taranto. Il documento denuncia non solo vizi procedurali ma l’«inadeguatezza rispetto al contesto ambientale e sociale» della città, definita dall’Onu «zona di sacrificio» e «peso sulla coscienza collettiva dell’umanità». Le associazioni chiedono l’annullamento dell’AIA o, comunque, una pronuncia che apra la strada a un intervento di risanamento ambientale e sanitario definitivo.

A firmare il ricorso sono Medici per l’Ambiente ISDE Italia, Genitori Tarantini, Giustizia per Taranto, PeaceLink, Ambiente e Salute per Taranto, Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Lavoratori Metalmeccanici Organizzati e il sindacato LMO. Le associazioni evidenziano come questa sia la prima AIA concessa in Italia a un impianto fossile dopo la dichiarazione ufficiale di emergenza climatica da parte dell’Unione Europea e della Regione Puglia, avvenuta nel 2019. Secondo i ricorrenti, l’autorizzazione «ignora volutamente il mutato quadro giuridico internazionale e le decisioni delle corti europee e nazionali», che negli ultimi anni hanno individuato parametri stringenti per la compatibilità tra attività industriale e tutela dei diritti umani e ambientali. In particolare, il provvedimento governativo non terrebbe conto delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) e della Corte di Giustizia dell’Ue, che impongono agli Stati membri di rispettare criteri specifici prima di autorizzare attività industriali inquinanti, alla luce degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi del 2015.

Il ricorso [1], redatto dagli avvocati Ascanio Amenduni, Michele Macrì e Maurizio Rizzo Striano, con il supporto scientifico del professor Michele Carducci, docente di Diritto climatico comparato all’Università del Salento, elenca sei profili di illegittimità. Nello specifico, si parla infatti del «mancato rispetto dei requisiti stabiliti dalla Corte europea dei diritti umani per le decisioni sulla decarbonizzazione», della «errata rappresentazione dell’emergenza climatica e ambientale senza analisi preventiva dei rischi e benefici», della «violazione dei contenuti vincolanti indicati dalla Corte di giustizia Ue per l’impianto di Taranto», dell’«elusione delle Bat (Best available techniques) per la tutela ambientale e sanitaria» e «del pubblico tarantino dal processo decisionale, in violazione della Convenzione di Aarhus», nonché della «violazione del Codice dell’Ambiente che impone l’adeguamento alle nuove condizioni climatiche e normative».

Secondo i ricorrenti, inoltre, il documento autorizzativo non farebbe [2] alcun riferimento alle emissioni di CO2, alle norme internazionali di riduzione degli inquinanti, né alla Valutazione di Impatto Sanitario e alla tutela della salute delle generazioni future, nonostante la riforma costituzionale del 2022 abbia introdotto l’obbligo di tutela ambientale in chiave intergenerazionale. L’AIA permette ad Acciaierie d’Italia di produrre fino a 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno fino al 2038, utilizzando gli altoforni a carbon coke. Una decisione che si scontra con i drammatici dati sanitari del territorio: stando all’ultima consulenza della Procura, le diagnosi di cancro a Taranto sono state 2.679 nel 2020, 2.101 nel 2021 e 2.345 nel 2022.

«Se il Tar dovesse accogliere questa eccezione, la vicenda potrebbe approdare alla Corte costituzionale», avvertono i firmatari; e, qualora la giustizia nazionale non dia risposta, «il ricorso è già strutturato per arrivare alla Corte europea dei diritti umani». Le associazioni chiedono una sentenza che imponga all’esecutivo «un intervento definitivo per il risanamento ambientale della città» e che riconosca che la tutela della salute non può essere sacrificata sull’altare dell’interesse economico.

Avatar photo

Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.