Il mondo delle fibre tessili non accenna a rallentare la sua corsa. Stando ai dati dell’ultimo report di Textile Exchange (Settembre 2025 [1]), la produzione globale di fibre è aumentata da circa 125 milioni di tonnellate nel 2023 fino a toccare un record di 132 milioni di tonnellate nel 2024 (negli anni 2000 era intorno ai 58 milioni di tonnellate) e con previsioni future che potrebbero raggiungere i 169 milioni di tonnellate nel 2030 se le produzioni seguiranno allo stesso ritmo. Ingenti quantità che si vanno ad inserire in un quadro produttivo vertiginoso, dove tutto quel che si produce non viene smaltito, trasformandosi in pericolosi rifiuti tessili.
A guidare la classifica delle fibre più prodotte è ancora il poliestere e, più in generale, tutti i materiali sintetici a base fossile, vergine. La produzione di fibre riciclate, infatti, è ancora a livelli minimi (7,6%) e gira sempre intorno al poliestere riciclato ricavato da bottiglie di plastica (quindi non da fibra a fibra, ma da altro materiale).
Aumenti produttivi ai quali corrispondono aumenti delle emissioni di gas serra (del 20% negli ultimi cinque anni) associate alla produzione totale di materie prime per l’industria dell’abbigliamento, dei tessuti per la casa e delle calzature. Il che fa allontanare tutto il settore dall’Accordo di Parigi: contenere le emissioni per mantenere il riscaldamento globale entro un limite di 1,5 °C, con questa dipendenza da materiali sintetici a base fossile, è quasi impossibile.
Un dato positivo che emerge dal report riguarda il numero di aziende impegnate in materia di sostenibilità, che ha raggiunto un livello di partecipazione record, dimostrando un discreto slancio verso la responsabilità collettiva.
Le fibre tessili prodotte globalmente sono tante e di varia natura, che rispondono alle richieste del mercato per i più svariati usi (moda sì, ma anche arredamento, calzature, automobili, ecc). Da un rapido sguardo alla situazione attuale, risultano ancora in testa alla classifica le fibre sintetiche. Il cotone rimane la seconda fibra più prodotta dopo il poliestere, nonostante abbia registrato una piccola flessione nell’ultimo anno, passando da 24,8 milioni di tonnellate nel 2022/23 a 24,5 milioni di tonnellate nel 2023/24. La produzione di fibre cellulosiche artificiali, tra cui viscosa (rayon), lyocell, modal, acetato e cupro, è aumentata da 7,9 milioni di tonnellate nel 2023 a 8,4 milioni di tonnellate nel 2024. La produzione globale di lana di pecora si è attestata a circa 1 milione di tonnellate di fibra di lana pulita nel 2024, con la lana che rappresenta lo 0,9% del mercato globale delle fibre (una percentuale irrisoria che si può facilmente constatare dalle etichette dei maglioni, dove incontrare un capo 100% lana è diventata una caccia al tesoro)! Altre fibre, dalla canapa all’elastan, stanno iniziando a guadagnare sostegno nel settore, rimanendo però ancora una percentuale marginale nella produzione globale.
Il sintetico comanda, non certo per le sue incredibili qualità o prestazioni, ma sempre per quell’aspetto di convenienza che permette di mantenere costi bassi e margini che aumentano, mentre il mondo si continua a riempire di plastica dalle fogge più svariate.
Il Materials Market Report mette anche in evidenza lo stato attuale delle fibre riciclate, che presenta luci e ombre: se da una parte la domanda e le iniziative stanno crescendo, dall’altra la quota effettivamente riciclata resta una frazione ridotta rispetto al totale delle fibre tessili prodotte. La quota di tessili riciclati globali (tutte le fibre) rimane intorno all’8% del totale, leggermente diminuita rispetto al passato a causa del calo del poliestere riciclato. Poliestere che, ad oggi, deriva dal riciclo di bottiglie in PET, mentre il riciclo vero e proprio da “tessile a tessile” resta ancora marginale e rappresenta meno dell’1% del mercato.
Nonostante ciò, sono circa 116 aziende hanno aderito alla 2025 Recycled Polyester Challenge, impegnandosi a utilizzare dal 45% fino al 100% di poliestere riciclato per i loro prodotti. Il 58% dei firmatari ha già raggiunto l’obiettivo di rimpiazzare completamente il poliestere vergine fossile con quello riciclato, ma solo il 26% delle aziende partecipanti ha effettivamente raggiunto già nel 2025 il proprio target di poliestere riciclato. Anche per quanto riguarda le altre fibre le percentuali del riciclato sono ancora molto basse. Questo rallentamento in parte è dovuto ai costi alti per la selezione e la lavorazione dei rifiuti tessili, in parte alla mancanza di infrastrutture impediscono una crescita più rapida del riciclo da tessile a tessile.
Una fotografia controversa, che se da una parte fa ben sperare nell’impegno delle aziende e nello sviluppo di nuove tecnologie, dall’altra mostra che la strada più facile è ancora quella più percorsa e che se non si rallenta la corsa, presto saremo seppelliti dalle stesse fibre di cui ci vestiamo quotidianamente.